lunedì 30 giugno 2014

Jamm' ja!

Foto di tripadvisor.com
Tempo d'estate, tempo di valigie, di parei colorati da rinfrescare, di “ecco dove cavolo erano gli occhialini della piscina, era tutto l'inverno che li cercavo!”, tempo di palette e secchielli, di odore di olio al cocco e anche di cocco-bello-cocco-fresco, tempo di abbronzatura e di rimedi per far sì che duri fino all'anno successivo – ma tanto torniamo tutti con la carnagione di Micheal Jackson – tempo di cocktail con gli ombrellini, di relax, tempo di ferie.
La vacanza che mi è rimasta nel cuore è la prima partenza con il Maritino, allora ancora Fidanzatino, verso la Campania: eravamo giovani, belli, innamorati e squattrinati (un po' come adesso, tranne per la vecchiaia incipiente) ed io avevo preparato il set per poter mangiare fuori, ma proprio fuori dai ristoranti, quindi oliera, sale, piatti usa e getta, coltelli e forchette per il vero street food. Se sei a Caserta e compri una mozzarella calda in un caseificio, un piatto per raccogliere tutto il latte che ne uscirà, vi farà comodo: fatelo, è un'esperienza sublime.
Dunque, la prima tappa è stata in un ameno paesino del napoletano perché pernottare in un hotel con vista sul Vesuvio era troppo dispendioso: arriviamo nel pomeriggio, un sole che spacca le pietre, il paesino è deserto per la canicola e davanti alla nostra pensione ci sono due vecchie sedute per strada che ci dicono: “Guagliò, siete voi, quelli di Torino?”. Madù, tutto il paese ci aspettava! La pensione è chiusa, non ci aprono e rimaniamo lì per un'ora abbondante in attesa perché “Ehhhh, sctanno riposando chè sctanotte hanno fatto la salsa”, eccerto. I napoletani, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli! In quei giorni abbiamo visto cose meravigliose come gli scavi di Pompei – un consiglio spassionato: non andateci mai in macchina, potreste avere difficoltà con le precedenze perché lì l'unica regola è “chi arriva prima, passa” - la Reggia di Caserta e mangiato pizze meravigliose, crocchè, mozzarelle da urlo e sfogliatelle. Ci siamo concessi anche una gita a Capri, dal mattino alla sera, ma è bastato per innamorarci di questa piccola isola meravigliosa: panorami mozzafiato, stradine strabordanti di boungaville, negozi di lusso accanto agli artigiani delle famose ciabattine su misura, ristoranti e localini alla moda sulla Piazzetta – ma noi avevamo il pranzo al sacco – e poi limoni, limoni e limoni! Non solo sugli alberi, ma nei carretti che vendono limonata fresca (gli acquafrescai!), sulle ceramiche, sui canovacci, su tutti i souvenir, come decorazioni, in ogni dove! La Campania che si affaccia sul mare è così, colorata, allegra, chiassosa ed io amo l'accoglienza genuina del sud e i suoi sapori veraci.
Per cui, oggi, una ricetta con i limoni, quelli grandi e succosi, quelli con la buccia spessa e un profumo inebriante: il sorbetto di limone! Perfetto per l'estate, per finire una cena a base di pesce e dare un tocco d'allegria al dessert servendolo nel limone stesso. Solo acqua, zucchero e succo di limone per rinfrescarsi e assaporare ad occhi chiusi un po' di sud. Jamm' ja!

A casa mia...Napul'è mille colori!

Sorbetto al limone

Sorbetto al limone

Ingredienti per 8 persone

  • 9 limoni grossi con buccia spessa
  • 900 ml di acqua
  • 400 g di zucchero
  • 400 ml di succo di limone
  • 2 albumi


Preparazione

Metti a bollire l'acqua con lo zucchero e la scorza di un limone fino a che lo zucchero sarà sciolto e lo sciroppo arriverà quasi a bollore




Prendi i tuoi bei limoni da riempire: taglia la calotta e con un coltello affilato incidi la polpa facendo attenzione a non rompere la scorza.



Svuota completamente il limone, avvolgilo nella carta stagnola e conservalo in frigo. La polpa mettila in un colino in modo da ricavarne il succo.



Filtra lo sciroppo e fallo raffreddare. Poi aggiungi il succo dei limoni (per 8 limoni dovrebbero venire 400 ml)



Monta a neve gli albumi e aggiungili al succo di limone, dopodiché metti in freezer e rimesta il composto ogni 20 minuti per circa 3-4 ore. All'inizio l'albume continuerà a galleggiare, è normale!




Quando il sorbetto avrà la consistenza giusta, riempi i limoni svuotati, incartali di nuovo con la stagnola e tieni in freezer. 



Toglili 10 minuti prima di servire. Per far rimanere il limone in piedi, bisogna tagliare anche la parte inferiore del limone: se lo fai prima di riempirli, fai attenzione a non bucarlo! Se lo fai con il limone ghiacciato, armati di un bel coltello a seghetto perché risulterà molto duro!


venerdì 20 giugno 2014

¡Que viva Viva!

Qualche settimana fa sono stata invitata da Viva, azienda dell'interland torinese, che produce zuppe, insalate e piatti pronti come cous cous, insalate di riso, orzo, purè. Ecco, la prima cosa che ho pensato è stata: “Ma questi son matti! Chiedere di sponsorizzare piatti pronti ad una foodblogger è un po' come suicidarsi!”, ma siccome di natura sono molto curiosa e felice di stupirmi – quando accade in negativo sono meno felice, eh – sono partita armata di Iphone, caricabatterie, macchina fotografica e ovviamente una gran fame per la #vivafoodexperience.
Lo volete sapere subito? Sì, mi sono stupita, e in modo positivo, perché Viva è un'azienda veramente rispettosa degli ingredienti, delle cotture, delle temperature, dell'igiene, conservanti e additivi non sanno neanche cosa siano. Ho potuto visitare la parte della struttura dedicata alle preparazioni bio e gluten free, dove vigono regole molto ferree per i dipendenti – e i visitatori - in modo che non ci sia la benché minima contaminazione: non vi dico com'ero carina con la cuffietta bianca stile doccia della nonna!
Tutti i piatti hanno, volutamente, un' aggiunta minima di sale -si sa, il sale lo si può aggiungere, ma se è troppo, toglierlo risulta difficile - e sono fatti veramente come li faremmo noi a casa, tranne per le dimensioni gigantesche delle pentole. Il passato, per esempio, è fatto con verdure selezionate, acqua e sale. Stop. Null'altro. Viene confezionato ancora bollente e poi un abbattitore fa sì che la conservazione possa essere più lunga. Se devo usare un aggettivo, scelgo “sano”. L'estroso chef Diego Bongiovanni, occhi azzurri e cresta bionda, ha pensato ad uno showcooking che, sì, stupisse – ha cucinato pesce spada con un ferro da stiro e del filetto con una piastra per capelli - ma soprattutto ci facesse capire che con l'aggiunta di pochi ingredienti e un poco di fantasia, una zuppa già pronta può diventare un piatto super chic o un fingerfood per un aperitivo. Per la serie: come ti inganno l'ospite a cena! Un'idea veloce? Al cous-cous di riso – perfetto per i celiaci - aggiungete dell'arancia tagliata a vivo e dei riccioli di carota, condite con olio, sale e pepe, servite nelle coppette fingerfood: buono, bello, fresco e allegro.

Ora, io sono abituata a cucinare e le cose piace farmele da me, ma non sono una talebana e se vi dicessi che non compro mai nulla di surgelato o di fatto, vi direi una bugia. I prodotti Viva sono buoni e possono risolvere quelle situazioni d'emergenza culinaria che accadono a tutti, oppure possono essere la soluzione comoda per il pranzo in ufficio, al posto di spendere tanti soldi al bar per un paninetto asciutto e sfigato. Quindi, viva Viva!
 La ricetta di oggi non poteva che essere fresca, sana, senza additivi -ma va?! - golosa, estiva e veloce: il gelato alle fragole homemade! Sì, dovete procurarvi una gelatiera, ma in commercio ce ne sono di economiche e vi assicuro che la sfrutterete tantissimo! Io ce l'avevo da tanti anni, ma è sempre rimasta in un angolo, povera poverella, senza essere utilizzata: ora mi è venuto il trip dei gelati, che sono in assoluto il mio dolce preferito, semplici da fare, buonissimi e molto, molto economici rispetto alla vendita in gelateria. Per il gusto alla fragola basta avere fragole fresche – ça va sans dire – zucchero, latte e panna. Un gioco da ragazzi, per un gelato che vi stupirà. Viva!

A casa mia...anche gli altri sanno cucinare bene!

Gelato alla fragola homemade

Ingredienti

  • 500 g di fragole
  • 80 g di zucchero
  • 400 ml di latte fresco intero
  • 200 ml di panna fresca


Preparazione

Pulisci e lava le fragole, mettile nel mixer con lo zucchero e frulla



Unisci il latte e la panna (non montata) alla purea di frutta e amalgama bene




Metti il composto nella gelatiera (ricorda di lasciare in freezer il contenitore per almeno 8 ore) e aziona la macchina per circa 40 minuti. Quando il gelato comincia a formarsi (ma è ancora un po' liquido), trasferiscilo in freezer per un paio d'ore.



Gusta il tuo gelato entro 2 settimane (ma finirà prima!)



martedì 10 giugno 2014

La Mugnaia di Ivrea

Lo staff de La Mugnaia
 Cosa accomuna un piemontese cresciuto tra le montagne e i ruscelli, e una pugliese del Salento sempre in costume? Cosa unisce un filosofo un po' timido e una scultrice estroversa e frizzante come solo le persone del sud sanno essere? E cosa porta, il sopracitato filosofo, ad abbandonare gli scritti sulla maieutica socratica – che però cita – per indossare un grembiule e sperimentare in cucina? La risposta è semplice: l'Amore. Sì, quello con la A maiuscola, qui declinato in tutte le sue accezioni: amore tra due giovani, amore per il proprio lavoro, per la cucina, per la ricerca degli ingredienti migliori, per il buon vino, amore per un progetto, per i dettagli – che fanno, uh se fanno! - amore per gli altri.
Questo è ciò che sta alla base de La Mugnaia, ristorante aperto dallo Chef Marco Rossi – il filosofo – e dalla compagna Elisa Campa – la scultrice, nonché sommeiller e responsabile di sala – nel giugno del 2011 nel cuore del centro storico di Ivrea.
La Mugnaia – il nome deriva dalla principale maschera del carnevale d'Ivrea – è un locale semplice, ma elegante, due salette con volte di mattoni a vista e un piccolo dehors estivo dove ci è stato servito l'aperitivo: un fingerfood di fagioli Piattella con crudo di tonno e cipolle rosse caramellate, e un mini croissant salato con sasaka che, a dispetto del nome orientaleggiante, è uno speciale salame friulano. Il preambolo ci fa intuire una cena di alto livello. E così è stato.
Come antipasto, una tometta fresca della Valchiusella con erbe spontanee e polvere di olio di noci: un piatto che è un quadro primaverile e che ti fa immaginare di essere Heidi al pascolo insieme a Peter e a Fiocco di Neve. 
Tometta della Valchiusella con erbe spontanee e polvere di olio di noci


Si prosegue con un tris di trota della Valchiusella, carpaccio, tartare agli agrumi e carpione di moscato: la scelta sulla versione più buona è ardua. Polpo croccante al pignoletto rosso – una farina di mais rossa – su passatina di ceci e olio alla vaniglia: un fritto asciutto e gustoso che ben si abbinava alla crema, ma a mio modestissimo parere, mancava forse una nota di acidità. Ma qui stiamo proprio a fare le pulci.
Come primi, una crema di fave con baccalà confit, gamberi rossi di Sicilia e olio agrumato: un piatto delicato, ma con un gran carattere, esteticamente meraviglioso; gnocchetti di ortiche su crema di bufala affumicata, melanzane e pomodoro fresco: i sapori mediterranei, i colori splendidi del nostro Paese, la sapienza nel rendere speciale anche gli ingredienti più semplici.
Il secondo è un maialino al latte cotto nel fieno che si scioglie in bocca, accompagnato da un purè di sedano rapa e una composta di rabarbaro e zenzero: il nostro tavolo ha decretato il maialino dello Chef Marco, re indiscusso della serata.
Un pre dessert fresco e godibile come una pallina di fiordilatte con olio agli agrumi – che uno pensa: “L'olio sul gelato?!” e invece è un matrimonio d'amore – e un dolce di influenza meridionale, tra la Puglia e la Sicilia, con una crema di mandorle e granita al caffè: una presentazione da ristorante stellato.

Un caffè alla mandorla, grazie!

Alla Mugnaia ho trascorso una meravigliosa serata, non solo per la bontà dei piatti e la loro presentazione, per l'ottima compagnia e le risate, ma anche per quell'attenzione alle piccole cose – il pane fatto in casa, la piccola pasticceria, l'uso di materie prime ottime, la scelta dei vini abbinati, il segnaposto personalizzato – che mi hanno fatto sentire coccolata.
Ora, io fossi in voi, prenderei subito il telefono e prenoterei alla Mugnaia perché i menù degustazione vanno dai 32€ ai 38€, ma lo Chef Marco è uno da tenere d'occhio perché può ambire a sfoggiare la stelletta Michelin sul bavero molto presto.
Ed io, povera foodblogger, cosa posso proporvi dopo questo popò di cena? Ma non mi metto neanche in competizione e vi snocciolo la ricetta più semplice che può venirvi in mente: la pasta aglio, olio e peperoncino. Proprio quella da metter su a mezzanotte con gli amici, ma con la cottura risottata, facendo cuocere la pasta direttamente in padella in modo da usare meno olio – ma che sia ottimo! - e avere un risultato cremoso e godurioso. Perchè io, comunque, sto sempre dieta, anche se effettivamente non si direbbe.

A casa mia...viva la Mugnaia!

Penne risottate "ajo, ojo"

Penne risottate "ajo, ojo"

Ingredienti

  • 1 spicchio d'aglio
  • Peperoncino macinato
  • Olio evo
  • Parmigiano grattugiato a piacere
  • Sale
  • Acqua bollente



Preparazione

In una padella capiente metti a scaldare l'olio con lo spicchio d'aglio e il peperoncino (se piace di più, va benissimo mezzo peperoncino fresco)



Versa le penne a crudo nella padella, falle insaporire un poco e poi cuoci versando acqua bollente salata, di tanto in tanto, esattamente come un risotto. La pasta rimarrà molto più umida e cremosa grazie agli amidi rilasciati



Servi le penne calde con una spolverata di parmigiano