Google immagini |
Era un caldo giorno di luglio
quando mi sono laureata. Lo stomaco sottosopra, una fifa blu e quella
vocina che mi diceva “Vai via, chettenefai della laurea? Vai
via”. Avrei avuto bisogno di una seduta express di
psicoterapia. Camminavo nervosamente per il corridoio centrale di
Palazzo Nuovo, sede torinese di tutte le facoltà umanistiche,
ripassando il mio discorso per la discussione e quelle mi sono
sembrate le ore più lunghe della mia vita. Quando mi sono seduta,
con il cuore in gola, davanti ai prof, mi sono tranquillizzata: avevo
fatto 30 (e non di voto, mannaggia!), facciamo 31. Non so come mai,
ma è una prerogativa dei relatori esterni – cosa provata in più
discussioni di laurea - avere quella simpatica caratteristica di
essere leggermente...come dire...non mi viene la parola...ah, sì:
stronzi. E non perdono occasione per mettere in difficoltà il povero
laureando seduto con le mani sudate che ha come unico pensiero
martellante “Da qui non ne esco vivo”. Ovviamente è stato
così anche per me, dove il mio relatore esterno ha contestato
qualcosa di veramente stupido, facendomi anche capire che della mia
tesi aveva letto una pagina sì e venti no, probabilmente seduto in
gabinetto. Non mi sono lasciata intimorire, mi ero fatta un discreto
mazzo a scrivere la tesi, essendo già mamma e lavorando, per cui gli
ho risposto con fermezza ed educazione scardinando le sue insulse
parole. Eh nno Renè. Emmò te rompo er culo! La mia tesi era
su Camilleri, sul giallo di denuncia, ma non poteva mancare almeno un
capitolo che parlasse di cucina: il blog già vagava nella mia mente.
Oggi, quindi, una ricetta tanto cara al Commissario Montalbano, un
grande classico che è sinonimo di estate – ma anche di inverno non
è niente male – ed è per me una delle godurie massime della vita:
gli spaghetti con le vongole. Pochissimi ingredienti e una semplicità
imbarazzante per un piatto che è la quintessenza della libidine, da
110 e lode. Consiglio: munitevi di pazienza per sgusciare le vongole
e finite la cottura della pasta risottandola, il risultato sarà
stupefacente. Da gustare con vino bianco ghiacciato, per me
bollicine. Un'unica accortezza e favore personale: il parmigiano è
vietatissimo, pena la galera.
“ [...]In attesa, Augello
s'impadronì del giornale del commissario e si mise a leggere. Gli
spaghetti arrivarono quando per fortuna Montalbano aveva finito il
nasello, perché Mimì cosparse il suo piatto di parmigiano. Gesù!
Persino una jena ch'è una jena e si nutre di carogne avrebbe dato di
stomaco all'idea di un piatto di pasta con le vongole col parmigiano
sopra!” (da “Il ladro di merendine”, Sellerio 2006)
Spaghetti con le vongole
Nessun commento:
Posta un commento