Immagine da finleyrockers.forumfree.it |
A volte mi sembra di avere dei ricordi molto vivi della mia infanzia,
come se fossero degli interi film in cui rivedermi con i codini, i
colletti ricamati e i denti un po' storti; poi mi rendo conto che
questo film dura molto poco, che in verità nella mia mente ci sono
tanti fotogrammi senza un'apparente logica, delle immagini un po'
sfocate, a volte sono solo dei flash che sembrano dei vecchi
negativi, delle parole, dei sorrisi, degli oggetti che mi fanno
venire alla memoria piccoli episodi di vita, magari non
particolarmente significativi, ma che conservo con affetto nel mio
cuore.
Avrò avuto otto, nove, dieci anni, non so con esattezza; ero in
montagna con i miei genitori, il Brother non c'era - strano -
oppure non compare nei miei fotogrammi. Dovevano essere le vacanze
pasquali, perché ricordo un tiepido sole e un regalo che molto
probabilmente doveva essere dentro l'uovo di Pasqua di cartone che
mia madre ha riciclato per non so quanti anni. Era una catenina
d'argento con tre ciondoli smaltati: una banana, due ciliegie e una
mela. Che detto così sembrava una schifezza, uno di quei regali che
vanno direttamente tra le ciste per la tombola di capodanno, invece
era carino, tenero, a me piaceva tanto. Portare una catenina al collo
invece di una collanina di plastica o legno da bambina, mi faceva
sentire grande e adoravo quella frutta che cadeva dolcemente sul mio
maglione a trecce.
Dovevamo fare una piccola passeggiata tra i monti – non siamo mai
stati dei gran camminatori, era giusto un po' di movimento per farci
venire fame - con annesso pic nic. Quando mia madre preparava i
panini a casa, aveva un'organizzazione di un certo livello: etichette
per scrivere gli ingredienti, sacchettini separati per ogni persona,
bottigliette dell'acqua con tappo azzurro per i maschi e rosa per le
femmine, tovaglioli perfettamente piegati. Mio padre si fece fare un
panino con prosciutto cotto e senape, così, senza nient'altro. A me
sembrava terribile - da piccola ero un po' diffidente con il cibo -
e ricordo la mia faccia disgustata nel guardare la senape fuoriuscire
dal pane. Ma nel prato pieno di fiori, con il venticello che faceva
dondolare i miei ciondoli fruttosi, il sole, la pace della natura e
la mia serenità, diedi un morso al panino di mio padre, che
sorrideva sornione. Da quel giorno è cominciata la mia relazione
d'amore con la senape: adoro quel suo gusto un po' acido, la sua
perfezione nel toast, la sua eleganza con il bollito, il suo essere
gggiovane nell'immergere un würstel
direttamente nel vasetto.
Nella ricetta che vi propongo
oggi, ho usato la senape in grani che pensavo piccante, invece non lo
è per nulla: il filetto di maiale, tagliato a medaglioni e fatto
scottare in padella velocemente facendolo sfrigolare con il marsala,
per poi essere avvolto da una morbida e delicata salsa con la senape
à l'ancienne di
cui non rimarrà alcuna traccia sul piatto dopo una sontuosa
scarpetta.
Non fate cuocere troppo la carne,
mi raccomando è un filetto, lasciate che l'interno rimanga un po'
rosato e ogni boccone si scioglierà in bocca con la salsa di senape.
Nessun commento:
Posta un commento