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Ho
letto recentemente un post eccezionale sulle manie verbali della
madri, sui quei modi di dire e di esprimersi che facciamo nostri
anche se fino al giorno prima di partorire abbiamo criticato. Esempi
random citando l'autrice poi, se volete, andate a leggere perché ne
vale la pena (qui il link).
Inizia una frase con “mi”, mi mangia, mi fa la cacca brutta.
Dai, dite che non è vero...;
parla del figlio in prima persona plurale “A noi piace tanto il
fruttolo” opporcamiseria,
l'ho fatto anch'io;
non toccare, quella è cacca! normalmente
sono le cicche di sigaretta;
Si rivolge a se stessa chiamandosi “a mamma”,
e io qui ho anche creato il mio personale hashtag #ammamma per quando
parlo delle mie figlie; poi,
qualsiasi
amico diventa “zio” o “zia” del figlio. Hai visto, amore, fai
ciao allo zio Paolo, indicando il panettiere. Questa
è verissima. Ammetto di aver abusato anch'io, sopratutto con
Nanagrande, di zii inesistenti – hai visto mai che qualcuno pensa
di essere parente davvero e ci inserisce nell'asse ereditario – ma i
bambini sono più intelligenti e selettivi degli adulti, per cui le
mie figlie chiamano “zio” e “zia” solo quelli che
effettivamente si possono fregiare del titolo e poi ci sono Lalla e
Roby, i quali fanno
parte di quella ristretta cerchia di amici talmente importanti, da
essere considerati come membri della famiglia.
Zia Lalla e zio Roby hanno
festeggiato ieri il loro tredicesimo anniversario di matrimonio e
quella data è stata importante anche per me. Io e il Maritino
eravamo solo amici in quel periodo – ancora per poco – ma quel
giorno ho capito che c'era qualcosa di più tra di noi. E qui ci
starebbe benissimo una colonna sonora di Olmo. Momento clou del
ricevimento, taglio della torta, calici in alto e il
Maritino-ancora-per-poco-solo-amico che con sguardo altamente
alcolico mi dice “Pensa quando ci sposeremo noi due...”. Bom,
la sera ho scritto centottanta pagine di diario segreto.
Frase volutamente a doppia interpretazione, ma io ci ho creduto e ho
fatto bene. Per cui l'anniversario di zio Roby e zia Lalla è anche
la ricorrenza della mia prima dichiarazione di matrimonio, anche se
forse dettata più dall'alcool. Ma si sa, in vino
veritas.
Allora una ricetta che spesso si
trova nei menù nuziali in questo periodo dell'anno, un piatto che
non è prettamente romantico, ma dopo che lo hai assaggiato ti si
scioglie il cuore. I tajarin con i funghi porcini sono la
quintessenza della bontà, semplici da preparare, un primo ricco
e gudurioso con cui farete capitolare il vostro lui o la vostra lei,
a patto che i porcini siano freschissimi e facciate attenzione al
prezzemolo tra i denti. Sai com'è.
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