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Dopo aver perso mezz'ora tra le
grammatiche italiane, che oltretutto non risolvono il problema, per
ricordarmi se si scrive qual'è o qual è – spesso mi vengono
questi dubbi atavici per cui non dormo la notte – e aver deciso di
prediligere la seconda forma, arriva la domanda.
Qual è uno dei simboli per
eccellenza della serenità e della pace? La colomba? L'ulivo?
L'arcobaleno? Un bimbo che ride? Ecco, per me è il vassoio dei
pasticcini. Ho sempre il cibo in testa. Quel pacchettino che sembra
un regalo, con i fiocchetti arricciati sapientemente con la lama
delle forbici, si apre in un'esplosione di profumi e di colori in
mezzo alla tavola domenicale ancora piena di briciole. Tortine di
frutta – quella col mandarino rimane sempre l'ultima, povera nerd -
funghetti, bignè con le calottine colorate, chantilly con nuvole di
panna montata, cannoli e tante altre meraviglie: un tripudio. E' per
me il simbolo del pranzo in famiglia, dello stravizio concesso nel
giorno di festa. Quando ero piccola, all'uscita della messa
domenicale, spesso andavo con mio papà nella panetteria-pasticceria
all'angolo, vicino alla chiesa, per comprare qualche pasta per il
dolce del pranzo. Proprio perché era una panetteria e meno
pasticceria, la scelta non era così ampia e a volte c'era solo
varietà nella pasticceria secca che, per carità, è buona, ma
quella fresca è tutta un'altra storia. Ma tra i miei dolci preferiti
c'è la meringa: friabile, dolce, candida, spumosa. E' uno dei
pasticcini secchi tipici piemontesi, che veniva servito durante le
merende dei Savoia insieme con una tazza di cioccolata purissima,
come ho imparato nel mio tour Merenda Reale®.
Al mio compleanno, mio papà mi comprava sempre la torta meringata
con i marron glacè, la mia preferita, forse anche perché legata a
bei ricordi.
La meringa è di una semplicità
imbarazzante, solo albumi e zucchero, ma sovente le cose più facili
sono di una difficoltà mostruosa. Le meringhe erano l'incubo di mia
suocera, non le venivano mai. Io ho fatto qualche tentativo in
passato, ma c'era molta aria di diludendo. Ho lasciato perdere
per anni, poi ho riprovato e ce l'ho fatta. Non erano perfette, gli
albumi sarebbero dovuti montare un po' di più, quindi non sono
riuscita a dare la forma a spumino, ma consistenza e gusto erano
eccezionali. La difficoltà sta nel mettere lo zucchero nel momento
giusto mentre gli albumi montano, ma posso dire con grande sicumera
che è decisamente questione di culo.
Provateci e non vi arrendete.
Ho un bel ricordo di un sabato pomeriggio, secoli e secoli fa, della mamma che sforna tutta orgogliosa le meringhe a forma di gatto. I dolci non sono mai stati il suo forte! Grazie cognatina, con il tuo blog e le tue ricette mi sembra di avere la mamma e la nonna ancora qui con noi!
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