martedì 17 settembre 2013

Chiamatemi chef

Immagino già le chiacchiere di questa settimana: “ 'Sta blogger ci lascia a stecchetto per un mese con la scusa dell'estate e, dopo due nuove ricette, è già latitante! Sarà andata ad aprire un conto alle Caiman?”. L'unico conto che potrei aprire in un paradiso fiscale è quello del bar dell'hotel. Eccomi, eccomi! Non sono andata di nuovo in vacanza – anche se sarebbe da andare via adesso – né mi sono dimenticata di voi, amici cuochi. In questi ultimi giorni ho sostituito lo chef del ristorante Al Bogianen di Savigliano, una villa meravigliosa immersa nel verde della campagna della Granda, con tavolini riservati per una cena romantica o tavolate per un pranzo tra amici, ideale per feste private con la possibilità di stare all'aperto nel parco lussureggiante.
Dunque, vengo chiamata mercoledì per cominciare giovedì fino a domenica, con sei servizi e un buffet per quaranta sabato pomeriggio per un battesimo: panico, pa-pa-pa-paura! Questo è stato il primo sentimento che ho provato: saper cucinare non è l'unica cosa importante in un ristorante, ma l'organizzazione, il saper far uscire i piatti di uno stesso tavolo contemporaneamente e, sopratutto, avere una resistenza fisica da maratoneta per stare in piedi tutto il giorno, lavorare quattordici ore di fila no stop e andare a letto tardissimo. Mi verrebbe da dire un “sticazzi”, ma non lo dirò perché è nota la mia proprietà di linguaggio da educanda. La mia prima esperienza in una cucina professionale è stata piuttosto intensa e stancante, ma la soddisfazione ripaga sempre la fatica: veder tornare indietro dalla sala i piatti belli spazzolati fa proprio piacere. Come dice Anna Lupi, concorrente della prima edizione di Masterchef che ha aperto un ristorante a Verona, questo mestiere ti succhia l'anima, ma è meraviglioso! E comunque con grembiule e toque in testa facevo la mia porca figura. Chiamatemi chef.
Dopo aver passato quattro giorni in cucina, il massimo che il mio estro poteva concepire erano spinacine e quattro salti in padella.
Oppure un sugo proprio veloce veloce, di quelli da fare in cinque minuti cinque e trasformano la pasta in una meraviglia: il pesto con pistacchi e ricotta è una variante vincente a quello tradizionale e piacerà a tutti. I pistacchi tritati con il basilico e un po' di parmigiano, olio buono e quel po' di ricotta che rende tutto cremoso e la trofia – la morte sua nel pesto – viene avvolta voluttuosamente.
Forse non un piatto di alta cucina, ma il successo è assicurato.

A casa mia...devo ancora riprendermi!

Trofie con pesto di pistacchi e ricotta


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