Con il mio papà, inverno 1983 |
Quando
il Maritino ed io eravamo ancora fidanzati, trascorrevo molto tempo a
casa sua e quasi tutti i giorni ero lì sia a pranzo che a cena con
la sua famiglia tutta al femminile. Che a pensarci proprio bene forse
potevo sembrare un po' scroccona, mentre i miei genitori
probabilmente mi ritenevano ormai una desaparecida. La seconda
ipotesi è che invece stappassero del Berlucchi tutte le sere perché
finalmente erano tornati a fare la coppietta senza figli. Propendo
per la seconda. Il periodo più bello della mia vita: poco più che
ventenne, parecchio più magra – ma ci torno. Ah, se ci torno! -
universitaria, senza preoccupazioni, sempre fuori casa e finalmente
con l'amore. Top.
Ovviamente
succedeva anche che il non-ancora-marito venisse a cena nella mia
casa – che strano pensare come casa mia quella dei miei genitori –
ed in quelle occasioni mio padre, cintura nera di chiacchiere,
riusciva con il suo modo da gran amicone e pacche sulle spalle a fare
il terzo grado a colui che gli avrebbe sottratto la sua bambina.
Tanto mi starai sulle balle comunque, almeno che tu sia un bravo
ragazzo, sennò ti spezzo una gamba. Mia madre cucinava
dichiaratamente leggero – ho messo poco poco di olio, proprio un
niente di burro – e noi ci sfondavamo di Nebbiolo che aveva un
ruolo fondamentale in quelle serate e ci rendeva allegramente
alticci. È stato così
per quasi due anni, io e il non-ancora-marito sempre insieme.
Un
giorno, era il 4 febbraio di undici anni fa, mancavano pochi mesi al
nostro matrimonio e decisi che quella sera sarei rimasta a casa con i
miei, ma da sola. Non c'era un vero perché, non era stata una cosa
pensata realmente, razionalizzata, forse solo dettata dal cuore che
mi diceva che forse i miei genitori avevano piacere di avermi con
loro ancora come figlia e non come una donna che sta per lasciare il
nido. Quando una figlia si sposa le mamme sono impegnate nei vari
preparativi ed eccitate dai confetti, dal velo bianco, dalla scelta
dei fiori; i padri sono degli uomini distrutti con la carta di
credito incandescente che vorrebbero solo vedere la propria bambina
ancora con i codini.
Fu
una serata tranquilla, mia madre andò a letto presto, mentre io e
mio padre condividevamo il bicchiere della staffa guardando un film
di Aldo, Giovanni e Giacomo dal titolo quasi premonitore “Chiedimi
se sono felice”. Abbiamo riso insieme, di gusto, e siamo andati a
dormire. Felici.
Quella
notte mio papà ebbe un infarto e a casa non è più tornato.
Lui
adorava sgranare lentamente le fave fresche per mangiarle con il
pecorino e la ricetta di oggi, alla perenne ricerca di piatti light,
è ispirata a questo gusto un po' contadino: l'orzo si cuoce come se
fosse un risotto in modo che tenga i suoi amidi e resti cremoso, le
fave – io ho utilizzato quelle surgelate – private della buccia,
fatte rosolare con uno scalogno delicato e un filo di olio, poi la
mantecatura senza burro, ma con del gustoso pecorino sardo. Avrete un
piatto sano, poco calorico, ma che appagherà il vostro palato perché
anche dietro le ricette povere e poco elaborate si cela la letizia,
perché anche dietro le piccole e semplici cose – come un bicchiere
di vino e una risata insieme – si nasconde la felicità, quella
vera.
Orzo risottato con fave
Cercare di essere felici e' un impegno che abbiamo nei confronti della vita. Lo dobbiamo a noi stessi. E a chi questa vita ce l'ha data. E in alcuni casi, il mio, il tuo, purtroppo non e' piu qui a vedere come la stiamo portando avanti, cercando di essere felici, nonostante l'assenza. Grazie di questo bel post. Leggero e profondo insieme. Ma soprattutto vero.
RispondiEliminaGrazie a te Alessandra!
EliminaMarghe, mi hai fatto commuovere, davvero, perché mi viene da pensare al mio papà, che anche lui non c'è più... Che fortuna immensa avete avuto tu e lui a condividere questa meravigliosa serata insieme... sarà uno dei ricorsi più belli che porterai dentro di te per la vita intera :-)
RispondiEliminaHai ragione Alessia, proprio così: ci penso e rido ancora...
Eliminascusa, volevo dire ricordi..
RispondiEliminaUn po' triste ma una bellissima storia. Un bacio
RispondiEliminaÈ triste come finisce, ma quel momento è stato un bel momento padre-figlia...volevo raccontare il risvolto bello, non quello triste...(e avanti di fazzoletti!)
EliminaBellissimo il tuo racconto e bellissimo quando papà e figlie ridono insieme!!
RispondiElimina❤️
EliminaGrande Babbo Giampiccolo... ricordo ancora con affetto e e una leggera malinconia il suo sorriso sereno. Con mia moglie leggiamo spesso e prendiamo spunto dal tuo blog. Un abbraccio dalla Sardegna
RispondiEliminaMa che bello Alessio! Un abbraccio!
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