Sono
cominciate le Olimpiadi invernali in Russia, a Sochi. Che nessuno sa
bene dov'è esattamente questo posto, ma tutti abbiamo pensato fosse
inizialmente in Emilia Romagna, socc'mel!
Un
evento sportivo mondiale che ha i super poteri: non solo unisce le
persone e le rende orgogliose del proprio paese, ma fa appassionare a
sport che durante i quattro anni tra un olimpiade e l'altra non
caghiamo di striscio. Cioè, ma chi è che segue lo short track
o lo slittino? Ci ricordiamo di questa disciplina solo quando Armin
Zoeggler vince una medaglia e pensiamo grandissimo Armin, che
figo! Ma con un nome così è veramente italiano?
Per
me le Olimpiadi sono le discese da cardiopalma di Alberto Tomba, che
sembrava che non ce la facesse mai e poi arrivava primo: lui sì,
aveva il potere di far fermare l'Italia, tutti incollati al
televisore a tifare come matti. Peccato poi abbia rovinato tutto con
“Alex l'ariete”. E poi, ovviamente le vere Olimpiadi che sono nel
mio cuore e in quello di tanti: Torino 2006. É
stato un party meraviglioso durato tutto il mese di febbraio, che ha
trasformato la città e anche i suoi abitanti: ci ha resi più
accoglienti, allegri, sempre pronti a far festa con i turisti
stranieri, orgogliosi di far conoscere la nostra splendida città
fino ad allora rimasta un po' nell'ombra. E siamo diventati esperti
supremi del curling e del suo scopettone. Durante quei giorni,
un giornalista mi fermò per strada per chiedermi un'indicazione e mi
disse: “Beh, ma voi torinesi non siete grigi e polentoni come
dicono!”. Il torinese è distinto, molto gentile, ma un po' chiuso,
mai sopra le righe, in un solo aggettivo: sabaudo. Ma in quei giorni
tutto è cambiato. Ricordo l'emozione vera - da commozione - nel
vedere passare la fiaccola olimpica per la città, l'orgoglio nel
legare il tricolore ai propri balconi, la meraviglia e la voglia di
far festa tutte le sere quando dalla Medal Plaza in Piazza Castello
partivano i fuochi d'artificio. Musica, colori, abbracci, lingue
diverse che si parlano, felicità che ancora adesso, dopo otto anni,
sentiamo viva. Il potere dello sport, la meraviglia di
scoprirsi uguali anche se di nazioni diverse, razze, religioni o
orientamenti sessuali. Le Olimpiadi hanno cambiato Torino e i
torinesi ed è quello che auguro ai Russi. Di cuore.
Sicuramente
le Olimpiadi di Torino 2006 sono state anche un successo dal punto di
vista culinario: pensate in che estasi dovevano trovarsi gli
stranieri abituati ad hamburgers, aringhe crude, muschi e licheni
davanti ai piatti della nostra cucina! Oggi, allora, una ricetta che
è un grande classico piemontese: i plin fatti in casa. Un piccolo
fagottino di pasta ripiena di carne, con la forma tipica data dal
pizzicotto, il plin appunto. Ci vuole un po' di manualità e di
allenamento, ed io ringrazio ufficialmente la mia insegnante
severissima, langhetta doc, Anna di Cucina Precaria che mi ha
cazziato aspramente se usavo le mani per sistemare il ripieno o se il
mio plin era leggermente più grande del suo. Sono buoni, buonissimi,
e se li condite con il sugo d'arrosto potrete esclamare: “Passion
lives here!”.
A
casa mia...saluti anche da Neve e Gliz!
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