Credit: foto di Ugo Alciati |
Meraviglia.
Estasi. Gioia. Sono le sensazioni che ho provato ieri sera al Guido Ristorante, grazie allo chef Ugo Alciati: il mio debutto culinario
stellato. Non scrivo queste cose per piaggeria, né mi è stato
commissionato un post sponsorizzato – poi se Ugo volesse, gli mando
le coordinate bancarie - ma sento il desiderio di condividere con
voi un'esperienza di felicità. Sì, perché di esperienza si tratta,
non solo di una buona cena. Non ho fatto una foto, neanche un veloce
selfie per twittare “Ehi raga, invidiatemi, sono da
Alciati alla facciazza vostra!” - anche se ne sarebbe valsa la pena
perché mi ero messa un po' in tiro per la serata con il Maritino e
facevo la mia porca figura. Il mio Iphone è rimasto tutta la sera in
borsa con l'unico scopo di essere raggiungibile dalla babysitter, per
cui dovrete fidarvi delle mie parole.
Intanto
il posto dove si trova Guido Ristorante è meraviglioso, all'interno
della riserva bionaturale di Fontanafredda a Serralunga d'Alba, nella
Villa Contessa Rosa: sale ottocentesche dai soffitti affrescati che
rivivono una seconda giovinezza con il contrasto della linearità
moderna che contraddistingue la recente ristrutturazione.
L'accoglienza è cordiale, di livello, ma senza risultare falsa o
stucchevole, e raggiunge la perfezione con un calice di Alta Langa:
chi ben comincia è a metà dell'opera e io sono già conquistata con
le bollicine. Come aperitivo una piccola sfoglia con trota salmonata
e un'insalatina di ceci con un boccone di tonno stagionato dieci
anni: altro che tonno che si taglia con un grissino! Antipasti
scelti: lingua con il suo bagnetto rosso e gallina bianca con uovo al
vapore e tartufo nero. La lingua – che io non ho mai amato –
fatta cuocere per una notte intera a vapore, si presentava come un
regalo dentro un pacchetto di una sottile zucchina, si scioglieva al
palato e con la salsa era il trionfo piemontese in bocca; la gallina
morbida, succosa, avvolta come in un abbraccio dal tuorlo d'uovo che
spaccandosi circonda le verdurine cotte alla perfezione e cerca il
tartufo come compagno di vita. Tra i due piatti non so chi vince.
Primi
scelti: tagliatelle ai 30 rossi – ma poi Ugo mi ha rivelato che
sono 38-39 per un chilo di farina, ma scrivere “tagliatelle 39”
gli sembrava brutto – con tartufo bianco conservato in salamoia e
porcini disidratati, e gnocchi di zucca con ragout di salsiccia di
Bra e radicchio. Allora, le tagliatelle erano buonissime, ma il
tartufo si sentiva proprio poco, il porcino tende a coprire con il
suo gusto marcato. Il tartufo bianco, a mio parere, va mangiato nella
sua stagione a suon di sonore grattate. Gli gnocchi erano strepitosi:
forse il mio è un paragone irrispettoso, ma avete presente la
scioglievolezza dei cioccolatini Lindt? Ecco, lo gnocco di
Alciati è così, si scioglie in bocca: il sapore dolce della zucca
contrastato meravigliosamente dalla salsiccia di Bra ridotta a ragout
finissimo, le foglioline tenere di radicchio – che all'inizio
pensavo fossero solo belle esteticamente per la contrapposizione di
colore – sono il completamento perfetto per bilanciare i sapori e
le consistenze. Fuori concorso l'assaggio di Agnolotti di Lidia al
tovagliolo: agnolotti cotti. Punto. Senza condimenti, senza nulla, coperti da un tovagliolo come da antica tradizione piemontese, nudi, così come chef li ha fatti: il paradiso. E non aggiungo altro.
Secondi
scelti: arrosto di vitella della Granda “al cucchiaio”, e “Caldo
e freddo” di faraona e fegatini con salsa al marsala. Poi, visto
che la responsabile di sala ha notato quanto apprezzassimo, ci ha
tenuto a portarci anche il baccalà al vapore con patate e carciofi.
Stimo immensamente questa donna. Al terzo posto si classifica
l'arrosto, talmente tenero da poter essere mangiato con un cucchiaio:
ovviamente buonissimo, ma sapori e consistenze più familiari. Al
secondo posto il baccalà, leggero, delicato, con la nota agrumata
del limone e lo sprint della bottarga, la patata morbida, il carciofo
cotto con maestria: meraviglia pura senza fronzoli. Al primo posto,
senza discussioni e deciso all'unanimità, la faraona, con i suoi
fegatini adagiati su un pan brioche. Non riesco a descrivere il
piatto se non con una parola: godimento.
Prima
dei desserts, due piccole sfoglie di pane con crema di gorgonzola e
di pecorino, perché siamo in Piemonte e la buca l'è nen straca
se la sa nen ad vaca (la bocca non è stanca se non sa di vacca).
Dolci scelti: bignè alla nocciola e crema di zabajone tiepido, e
semifreddo di zenzero con torta calda alle mele. Poi, la dolce
ragazza sopra citata non si è accontentata della stima, voleva
proprio essere amata e ci è riuscita portandoci anche la pesca con
crema di nocciole. La pasta dei bignè era di una leggerezza mai
sentita, un dolce estremamente goloso e un po' “maialo” - infatti
l'ha scelto il Maritino – il semifreddo di zenzero, invece, è un
dolce veramente elegante che ben si adatta ad essere servito ad
ospiti con sangue blu nelle vene, meraviglioso il contrasto di
temperature tra il semifreddo e il tiepido della torta di mele. Per
concludere, una piccola pasticceria degna di un maestro pasticcere,
una meringa con panna che aveva la consistenza di una nuvola.
Abbiamo
finito la serata con una bella chiacchierata con lo chef Ugo Alciati
che mi ha raccontato alcuni segreti della sua cucina, che usano sette
tipi di farina diversi – non kamut, integrali o chissà cosa,
proprio farina 00 - a seconda delle preparazioni, che a lui il
coniglio non è che faccia impazzire, che dovevamo assolutamente
assaggiare il fiordilatte mantecato al momento e che i suoi colleghi
chef – parliamo di stellati, non di Gigetto della trattoria “da
Gigi” - lo chiamano per chiedergli come fa le meringhe, perché a
loro non vengono così buone. Non solo una stella Michelin, ma una
stella in cucina.
Un
consiglio spassionato: andate da Guido Ristorante, io ci tornerò.
In
tutto questo, ieri sera ho fatto un bel gesto dell'ombrello alla mia
dieta, ma oggi si torna in carreggiata con un piatto light di gran
gusto. Le melanzane alla pizzaiola nascono dalla mia voglia
spropositata di parmigiana, ma sono con pochissimi grassi - solo due
cucchiai di olio come dietologa ha prescritto – hanno bisogno di
una preparazione brevissima e si cuociono in forno: un po' di
pomodoro, una spolverata di parmigiano, origano e qualche cappero per
un piatto perfetto per la dieta, ma che regala il sorriso.
Io
è da ieri sera che non smetto di sorridere.
Melanzane alla pizzaiola light
Quegli agnolotti nel tovagliolo si chiamano anche "a culo nudo"! :D
RispondiEliminaDa Alciati ci andrei anche senza mangiare...solo per sentirlo parlare della sua cucina...che persona deliziosa!!