lunedì 11 febbraio 2013

Carnevale

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Ogni regione d'Italia le chiama con nomi diversi: in Sardegna sono le maraviglias, in Toscana i cenci, in Basilicata, Sicilia, Campania sono le chiacchiere, nella Capitale sono le frappe, nella mia Torino sono le bugie. Comunque si chiamino, sono il dolce per eccellenza del Carnevale che domani, con il martedì grasso, chiude i suoi festeggiamenti colorati ed esagerati per entrare nel clima più contenuto e di austerity della Quaresima.
Non so perché si chiamino bugie, credo che il nome debba la sua origine al fatto che con l'impasto che si prepara si ottengono tantissimi dolci, tanti quante possono essere le bugie dette dalle persone. Ma è abbastanza una libera interpretazione. Non avevo mai fatto le bugie, pensavo fosse una cosa complicatissima, invece hanno una preparazione semplice e il gusto di quelle fatte in casa, non ha niente a che vedere con quelle comprate. Leggere, croccanti, non troppo dolci, perché tanto ci pensa lo zucchero a velo sopra ad addolcirle, quel goccio di grappa aiuta a non renderle stucchevoli: sono venute buonissime anche a detta del Barbetta, un collega goloso che non aspettava altro che io portassi qualche dolce in studio per poter sperimentare di persona le mie doti culinarie. Il vassoio delle bugie è stato ripulito e il Barbetta si è offerto come cavia vita natural durante per i miei esperimenti in cucina.
Le bugie sono state le protagoniste del pressure test di Masterchef (o Masdergief, come dice Ivan) di due settimane fa, quando è stata eliminata Paola: a 'sto giro, avrei vinto pure io e Bastianich non avrebbe potuto dire “Vuoi che io muoro?”.

A casa mia...buon fine Carnevale!

Bugie

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