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Ve lo dico, ho la sindrome da foglio bianco. Quella sensazione terribile di cervello completamente assente, il vuoto cosmico, anche la particella di sodio se n'è andata. Scrivo e cancello; scrivo, sto venti minuti a fissare lo schermo del pc e cancello; scrivo due parole, fisso la finestra, penso ad altro, non ricordo più cosa volevo scrivere e cancello. Sono entrata in un loop, "sono in un circolo vizioso, sono socio".
Allora, oggi vorrei fare un esperimento: sarete voi ad aiutarmi a scrivere il post, con le vostre idee, con le vostre emozioni, con i vostri ricordi. Io vi dico come faccio, vi dò l'input, poi continuate voi, una sorta di blog ad interazione. Ve la sentite? Dai, che ci divertiamo. Dunque, personalmente parto dalla ricetta che vi voglio proporre e mi lascio trasportare da associazioni di idee, dai ricordi legati al piatto, dai profumi e dalla suggestione che la cucina dona. Ma spesso è difficile tradurre in parole un'emozione, lo so bene io che da adolescente, davanti al mio amato del momento, diventavo rossa e riuscivo a farfugliare solo cavolate. Chi non mi riconosce in questa immagine, sappia che la mia logorrea è frutto della maturità. Screanzati.
Dunque, partiamo dalla ricetta, chiudete gli occhi, e fate viaggiare la vostra mente, anche lontano, fin dove vi portano i pensieri di questo piatto: le patate duchessa. Avete presente quali sono? Quelle nuvole di patate meravigliose, a forma di ricciolo, un contorno che forse avete mangiato spesso ai matrimoni, leggere e golose che fanno venire voglia di usare le mani. Le mie associazioni di idee sono state: pommes duchesse - il nome in francese - Francia, Provenza, ne ho già parlato millemila volte, anche no; la Duchessa di Cambridge, il battesimo del Royal baby, ommioddio quel bambino aveva un vestitino da bambola di un film di Dario Argento, Kate e William, macchisenefrega, il sedere di Pippa sarà da manuale, ma con un nome così non venire in Italia, sono fuori strada; Duchessa era la mamma degli Aristogatti, belli, adesso cerco il dvd, certo che cartoni così non ne fanno più, Madame Adelaide sarà stata pure aristocratica, ma era una gattara, cosa c'entrano i gatti con le patate; oggi mancano due mesi esatti a Natale - paura, eh? - ricetta perfetta per le feste, devo vedere dove andare ad Alba per i regali che sono ancora un po' straniera, famiglia, calore, caminetto, devo chiamare quello del caminetto, vacca boia quante ragnatele ci sono lì dentro.
Vedete? Non ce la posso fare. Oggi sono un continuo fuori pista. Allora mi date un mano? Io vi metto la ricetta delle patate duchessa, che sono talmente buone da creare dipendenza, voi scrivetemi il post. Grazie.
A casa mia...ho bisogno di un ghost writer!
Patate duchessa
E ci credo Marghe!! Con il ritmo che mantieni, prima o poi era inevitabile che ti venisse un po' di vuoto di idee...ma vedrai, poi passa! ;)
RispondiEliminaAle, ma non c'è un rehab per blogger?! ;-)
EliminaTi racconto una storia che mi lega alle patate duchessa. Quando ero piccola mia mamma cucinava spesso surgelati e piatti pronti e sono cresciuta come molti bambini dehli anni 80 a zuppe knor in barattolo e sofficini findus agli spinaci. Il top per me era la sera delle patate duchessa. Aprivamo la busta, le disponevamo nella pirofila in fila per 3 e le mettevamo in forno a 200 gradi in attesa che dorassero. Poi, quando erano ancora belle calde, le afferravo con due dita e mangiavo prima la crosticina salata e unticella tutta intorno, poi il ricciolo superiore e svelavo il cuore morbido che finivo in un sol boccone. Un rito, una goduria. Adesso non le mangio più, perché non ci sono più i surgelati chimici di una volta. Che tristezza. Grazie per i tuoi post Marghe!!!
RispondiEliminaMa che ricordo meraviglioso! Anche a me piacevano un casino i sofficini agli spinaci, erano top, ma non li fanno più!
EliminaGrazie a te per il tuo contributo al post! :-)