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Alcuni sono allergici, altri sono indifferenti, qualcuno pensa che
sia una iattura, qualcun altro un dispendio di soldi, ma la maggior
parte delle persone lo amano profondamente: il Natale. Io sono
inclusa nell'ultimo gruppo. E vi annuncio che mancano 36 giorni al 25
Dicembre. Countdown attivato. In casa ci siamo divisi i
compiti per la preparazione degli addobbi. Il Maritino è l'esperto
in presepi e non si limita a disporre bene le statuine, ma ha
costruito con le sue sante manine tutto il villaggio dei pastori con
casette meravigliose in polistirolo, intagliate, dipinte, arricchite
di balconcini fatti con stuzzicadenti, bacche raccolte in montagna a
mo' di fiori sui davanzali e tendine alle finestre; giochi di luce e
di acqua, con un mulino funzionante e il torrente che nasce sui
monti. Un lavoro da far impallidire gli esperti di Art Attack
e Paint your life. Io, invece, sono l'addetta all'albero e a
tutte le altre decorazioni. Vado pazza per gli addobbi di stoffa
rossa, per i mini pacchettini che si appendono, per le lucine
dell'albero, per le ghirlande con gli agrifogli, per i cuori e le
stelle, per le calze da appendere. Per un mese vorrei vivere in una
baita in montagna: fuori abeti appesantiti da una coltre immacolata
di neve e un cielo stellato, dentro un caminetto acceso, candele alle
finestre, tazze fumanti e tanti pacchi colorati sotto l'albero. Ok,
la mia visione è un po' da film melenso per bambini tipo Che fine
ha fatto Santa Claus? - roba forte – e forse è proprio questa
eccessiva presentazione che non piace ad alcuni, che reputano il
Natale una festa commerciale. Parcheggiamo per un attimo la slitta.
Per me il Natale, a parte le sciocche lucine e le renne sui maglioni,
è la nascita di Gesù, quel bambino che – credenti o non credenti
– ha cambiato il mondo. Tutto il resto, per quanto bello, è fuffa.
Natale è famiglia, è bimbi felici ed emozionati, è amici, è
quell'amore che solo un bambino che nasce può portare, è scendere
dalla giostra della routine frenetica per riscoprire la bellezza
dello stare insieme. E quale modo migliore per fare festa se non
condividere il buon cibo? Comincio così a darvi qualche idea per il
pranzo natalizio, in modo da non arrivare il 24 sera con l'ansia di
essere impreparati, mentre i parenti dormono sullo zerbino, in attesa
di sfondarsi di cibo come se non ci fosse un domani.
Panettone e pandoro sono obbligatori, ma dopo un pantagruelico
banchetto sono un po' pesanti. Meglio abbinarne una fettina ad un
fresco semifreddo al torrone, dolce tipico di questo periodo. E'
semplice da fare, si può fare in anticipo e conservare in freezer:
vellutato al palato con la piacevole croccantezza dei pezzetti di
torrone, da guarnire con del cioccolato fondente caldo. Nessuno vi
rinuncerà anche dopo le mille portate.
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