Olive taggiasche F.lli Carli |
Entusiasta è dir poco. Quella di ieri è stata una giornata
meravigliosa e un solo post non basterà per raccontarvi tutte le
cose belle che ho imparato e che ho visto in occasione del Fratelli
Carli Day. Ho bisogno di qualche giorno per mettere a posto le tante
foto scattate e per farvi un resoconto dettagliato di questo viaggio
stampa tra gli uliveti di Imperia e la storia di questa azienda che
si può sicuramente considerare un fiore all'occhiello della grande
qualità italiana nel mondo. Ma l'eccitazione è ancora forte e non
posso che cominciare a parlarne per condividere con voi questa
esperienza formativa sotto tanti punti di vista: culturale, storico,
scientifico e ovviamente culinario. Ritmi serratissimi.
Partenza da Torino con le mie amiche blogger Alessandra e Valeria al
mattino presto, prestissimo...credo che il gallo stesse ancora
dormendo. Ad accompagnarci fino ad Imperia, sede della Carli, il
nostro autista privato Mario con un macchinone degno di Sex&The
City. Ci piace.
All'arrivo veniamo accolte da Silvia ed Eleonora, responsabili della
comunicazione per i F.lli Carli, insieme ad altre colleghe
foodblogger di Milano e giornalisti di varie testate. Il tour
comincia nelle colline sopra Oneglia, dove crescono gli ulivi che
donano le olive taggiasche per l'olio Dop della casa: Marco,
agronomo, ci ha spiegato come si coltivano le piante, come e quando
si raccolgono le olive, la cura per l'albero e il territorio.
Successivamente, tornate alla Carli, spiegazione scientifica sulle
qualità organolettiche dell'olio e prove di degustazione di diverse
tipologie. L'assaggiatore di olio è un mestiere vero e proprio, con
tecniche di analisi particolari secondo parametri ufficiali del
regolamento della CE. Poi, lezione di pesto con lo chef Enrico Calvi
– io ho cannato clamorosamente le quantità di aglio e sale, ma ho
imparato a fare il vero pesto nel mortaio! - che ci ha anche
preparato un pranzo strepitoso. Non ha voluto svelare i suoi segreti
su una ricetta meravigliosa e altamente scenografica: una nuvola di
albume d'uovo cotta al forno con dentro il tuorlo che si rompe,
grattata di tartufo e specchio di crema di formaggio. Goduria
massima, cercherò di riprodurla alla facciazza dello chef che vuole
tenere la ricetta celata.
Pochi minuti di pausa e visita del museo dell'olivo: la storia
dell'olivo e dell'olio, dall'Oriente fino alla Spagna, attraverso
reperti archeologici romani, greci, etruschi, egiziani, fino ad
arrivare alle ricostruzioni di frantoi del '700 e '800. Una storia
affascinante. C'era anche un pezzo di tronco di ulivo silicizzato
risalente a 12 milioni di anni fa. L'uomo non esisteva ancora. Un
albero che ha resistito a cambiamenti climatici e territoriali
notevoli: forse anche per questo i Greci lo consideravano sacro.
Dall'antico al moderno: visita del frantoio attuale e della parte
dell'azienda che si occupa del riempimento bottiglie e imballaggio.
Era come assistere ad una puntata di “Com'è fatto con Barbara”!
Piccolo saccheggio all'Emporio: sale aromatizzato alle olive e
rosmarino, olive taggiasche – ho già in mente una ricetta – patè
e tonno, quello speciale, e poi pronte per ripartire verso Torino.
Una giornata intensa, che qui vi ho riassunto al massimo, ma di cui
tornerò a parlarvi presto.
Terra meravigliosa la Liguria, ma sapete quanto sia legata al
Piemonte e alle sue tradizioni. Per cui oggi, in attesa della ricetta
ligure, un piatto della mia regione, un'altra idea per le feste
Natalizie. Lo stracotto al Barbera ha bisogno di tempo, tanto tempo:
prima la carne deve marinare nel vino per almeno 12 ore, poi deve
cuocere lentamente, a fuoco basso per minimo 3 ore. Bisogna saper
aspettare e non avere fretta, ma è l'unico modo per avere una carne
che si scioglie in bocca. Bontà assoluta, che ha bisogno di un
calice di vino rosso importante come un Nebbiolo, meglio ancora un
Barbaresco o un Barolo. Procedimento lungo, ma difficoltà zero:
provate nel weekend, non ve ne pentirete.
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