mercoledì 18 marzo 2015

Signora, a me?!

C'è un momento in cui la verità ti viene sbattuta in faccia con crudeltà, rimani attonita, scombussolata, e non puoi fare altro che riflettere e farti domande: arriva per tutte il momento in cui per strada, in un negozio o nell'androne di casa qualcuno ti dice “Buongiorno signora”. Signora?! Opporcaccialamiserialadra. Signora, a me?! Ma, ma io andavo al liceo fino a ieri, metto le Tiger con i jeans, ho i capelli lunghi – e si sa, le signore si tagliano i capelli – mi dimentico di mettere la crema sul viso, accumulo i vestiti sul davanzale della finestra, non sempre bevo responsabilmente e scrivo amenità nella chat con le amiche. Io sono una ragazza!
E lasciamo stare il fatto che sono passati quindici anni dalla matura – senti come parlo gggiovane? - che sono sposata da dodici e sono madre di due figlie, questi sono dettagli trascurabili. Fino a quanti anni ci si può considerare una ragazza? C'è un'età in cui si passa ad essere una donna oppure è solo una questione di status sentimentale e familiare? Ho trentaquattro anni, non ho rughe né capelli bianchi, signora a chi?!
Mi sono sposata molto giovane, a ventidue anni, e dopo due anni è arrivata Nanagrande; mentre le mie amiche facevano l'università e raccontavano del tipo che si erano beccate in discoteca, io cambiavo pannolini e avevo tutte le maglie sporche di rigurgito; mentre le mie amiche si compravano una maglietta attillata, io facevo la ola per un'offerta speciale sull'anticalcare; mentre le mie amiche progettavano un weekend di follia al mare, io sognavo solo otto ore di sonno filato. A pensarci, ero molto più una vecchia signora dieci anni fa che non adesso.
Che poi, a dirla tutta, il galateo prevede che una non sia più signorina una volta compiuti i diciotto anni, ma come disse l'anziana nonna toscana di un amico “Oh se una signorina c'ha il buho da signora, come si hama, boia deh?”. Saggezza.
Se c'è una cosa che accomuna ragazze alle prese con lo studio e donne multitasking che incastrano lavoro, figli e casa, è la necessità di caffè. A litri.
Il gelo al caffè è una bomba di caffeina, un dolce che è una vera carica e, presentato a fine pasto, può sostituire il classico caffè in tazzina. Un dolce tipico siciliano, a metà tra un budino e una gelatina, una cicaronata di caffè e zucchero a forma di ciambella con dentro tanta panna montata per affrontare una serata di sculettamenti in discoteca o per una notte insonne a cullare un pargolo urlante.
Va bene, sono una donna. Ma giovane.

A casa mia...sentirsi giovani!

Gelo al caffè

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