giovedì 31 ottobre 2013

Black bloc per colpa della bagna caoda

Foto da sagreneiborghi.it
Stamattina, ore 8: “Mamma, oggi scrivi un post su Halloween?”. Ho avuto una duplice reazione: di tenerezza, perché la mia Nanagrande si interessa al mio blog e mi dà spunti per scrivere; di rifiuto perché di Halloween non me ne può fregà de meno. Abbiate pazienza voi appassionati di storie dell'orrore, costumi da strega e fan di zombie: se volete mangiare biscotti a forma di dita mozzate – ma perchè? - e würstel trasformati in mummie con la pasta sfoglia fate pure, ma io non sarò vostra complice. Ho già dato lo scorso anno con la pasta viola che era sì buona, ma aveva un aspetto terrificante. A voi il link. Se invece preferite celebrare la fine di ottobre con una ricetta che scalda il cuore, continuate leggere.
Se esistesse un dizionario di sinonimi e contrari in piemontese, alla voce “autunno” ci sarebbe “bagna caoda”. La tipica salsa di acciughe che affonda le sue radici nella storia occitana e in cui bisogna affondare tutte le verdure che vi vengono in mente: patate, barbabietole, finocchi, indivia, sedano, cavolfiore, topinambur, cardi, carote e chi più ne ha più ne metta. La mia storia con questo piatto è di odio e amore. Mio padre era alpino e, in questo periodo dell'anno, la sua sezione organizzava la serata bagna caoda. Io non lo so come caspita la facessero, ma ricordo che per almeno una settimana, mia madre doveva tenere le finestre aperte in casa per far circolare l'aria dalla puzza invereconda che regnava; quando tornavo da scuola dovevo mettermi la sciarpa davanti a bocca e naso stile black bloc; mio padre si doveva nutrire per giorni solo con scatole di Vigorsol. Per cui sono cresciuta con l'idea che la bagna caoda fosse una cosa terrificante. Mai analisi fu tanto errata. Da quando l'ho assaggiata – e avevo più di vent'anni – è stato amore. Certo, non è esattamente il piatto che consiglierei per una prima uscita con il partner, né in una serata in cui si vuole rimorchiare – ma si dice ancora rimorchiare? - ma non è detto che la quantità di aglio usata debba essere per forza adatta a scacciare i vampiri o a crearci nemici.
Un modo per continuare ad avere una vita sociale senza rinunciare al gusto, è quello di far sciogliere le acciughe con un paio di spicchi d'aglio che successivamente verranno tolti, in modo da far solo insaporire la salsa. Così ho fatto per questa ricetta che mi ha ispirato il Maritino: “Perché non fai una roba come il tortino Ciobar, ma invece del cioccolato usi la bagna caoda?”. Ma voi riuscite a capire che vita faccio? Suggerimento accolto e da qui è nato lo sformatino di peperoni – ortaggio top con la bagna caoda – con cuore di acciuga. Si presenta come un normale flan di verdure, ma tagliandolo avrete al centro il cuore caldo di bagna caoda che si fonderà sul palato con un tripudio di sapori. Un antipasto delicato, ma gustoso, perfetto anche per le prossime tavole delle feste, ma anche per una cena a due perché, vi assicuro, l'alito continuerà a profumare di violetta. E dopo – scusate la franchezza - si può anche limonare durissimo.

A casa mia...buon ponte a tutti!

Sformatino di peperoni con cuore di acciuga

Sformatino di peperoni con cuore di acciuga

Ingredienti per 10 sformatini

  • 3 peperoni (io ho usato 2 gialli e 1 rosso)
  • 3 spicchi d'aglio
  • 200 ml di panna fresca
  • 60 gr di parmigiano grattugiato
  • 3 uova
  • 3 cucchiai di farina
  • 100 gr di filetti di acciughe sott'olio
  • Olio evo
  • Pepe&Sale


Preparazione


Taglia i peperoni e falli cuocere con uno spicchio d'aglio e un filo d'olio, fino a che saranno morbidi. Regola di sale.



Metti i peperoni nel mixer con la panna e frulla. Poi aggiungi il parmigiano.



Aggiungi al composto, amalgamando con un cucchiaio di legno, i tuorli e la farina. A parte monta gli albumi a neve e incorpora piano. Regola di sale e pepe.



In un pentolino metti olio, due spicchi d'aglio e fai sciogliere le acciughe



Imburra e infarina  i contenitori di alluminio. Metti un po' di composto di peperoni, poi della crema di acciughe, poi finisci con i peperoni, facendo attenzione a non mischiare troppo i due elementi.




Cuoci in forno, a bagnomaria, a 180° per circa 40-45 minuti. Servi caldo.


mercoledì 30 ottobre 2013

Sommariva, la gioia di lavorare bene


La scorsa settimana sono stata in Liguria, ad Albenga, per il blogtour organizzato dalla Sommariva, azienda quasi centenaria che produce principalmente olio dalle olive taggiasche delle colline liguri, ma anche vino Pigato e tanti vasetti che racchiudono cose buone. Sono stata accolta dalla Riviera da un diluvio che manco Noè e nel tragitto fino al mio b&b in un carruggio del centro storico, mi si è bagnato anche il pigiama nel trolley. Bene, ma non benissimo. Ma questo è stato l'unico piccolo neo di una trasferta veramente da ricordare, cominciata con una cena insieme a Simona, responsabile della comunicazione per Sommariva e alla sua collega Giusy, in una pizzeria dove siamo state accolte dall'immagine stupenda di tre vecchietti che pulivano decine e decine di teste d'aglio per fare il pesto. I vampiri non sono clienti abituali.
Sinceramente, non avevo mai sentito parlare della Sommariva, nonostante la vicinanza con il Piemonte, ma se penso alla prima parola per descrivere questa realtà, mi viene in mente "gioia": tutte le persone che ho incontrato in questo percorso, dai proprietari agli operai, dai raccoglitori di olive ai magazzinieri, avevano negli occhi una luce particolare, derivata dell'entusiasmo per il proprio lavoro. Ed è bello incontrare persone che fanno il proprio mestiere con soddisfazione, con cura, con vera gioia. Perla molto rara. Agostino Sommariva, ex olimpico di vela a Seoul '88, ora più propenso ai piaceri enogastronomici della vita - e come dargli torto - fa parte della quarta generazione della sua famiglia che si occupa dell'azienda. E gran parte di quella gioia, parte proprio da lui. Un uomo accogliente, divertente, godereccio, a cui non appartiene neanche lontanamente il clichè del ligure un po' tirchio. Ci ha accolti al mattino nella sede dell'antico frantoio Sommariva, subito fuori le mura della città vecchia, con quella che lui ha chiamato la "tipica colazione ligure", cioè focaccia e vino bianco. Quando vi dico che la vita di una foodblogger è dura, non dico bugie. Ci ha portati sulle colline sopra Albenga dove ci sono gli ulivi, le viti ed anche delle serre dove coltivano tante piante aromatiche ed in particolare il basilico che usano per fare il pesto. Qui siamo in Liguria, non si scherza sul pesto. Il percorso che le olive fanno dall'albero al frantoio è veramente breve e questo è indice di genuinità, di cose fatte un po' come una volta, anche se giustamente supportati da macchinari all'avanguardia. La scopo dell'azienda Sommariva non è solo quello di produrre olio, vino, salse, creme, ma è quello di vivere "con" e "per" i frutti della terra ligure, rispettando i tempi e i luoghi di una natura meravigliosa tra i monti e il mare.
Agostino voleva inizialmente portarci in un ristorante della zona, poi ci ha detto "Belìn, accendiamo il camino e mangiamo insieme come in famiglia!". E così è stato. Il tavolo in legno di ulivo, tra la vecchia macina e un confessionale recuperato in modo bizzarro in un'officina - per ogni cosa c'era un aneddoto raccontato in modo esilarante - il fuoco scoppiettante, la semplicità delle cose buone. Ma buone sul serio. Il Caviale del Centa è un patè di olive arricchito da capperi e acciughe, meraviglioso; la crema di rucola una vera scoperta per me che non amo le cose amare, squisita; la crema di pomodori secchi crea una forte dipendenza, bisogna farci attenzione; la crema di acciughe è una roba da dare di testa da quanto è buona. Poi non potevano mancare le trofie al pesto genovese e anche con il pesto rosso, giustamente arrichiti dalle patate come vuole la ricetta ligure, il tutto annaffiato da loro Pigato.
Dopo un pranzo così è d'obbligo una passeggiata e Chiara, esperta e appassionata della storia della sua città, ci ha accompagnati per le vie del centro storico che non immaginavo così affascinante e vi invito ad andarci anche solo per una giornata fuori porta perché merita.
Il pacco dono con l'olio bio è in bella mostra nella mia cucina, i tanti vasetti sono i protagonisti dei miei aperitivi serali - Nanapiccola si è già avventata sulla crema d'acciughe con molta soddisfazione - ricordo di un meraviglioso blogtour e delle tante belle persone che ho conosciuto. Se volete anche voi assaggiare i prodotti Sommariva, andate sul loro sito per scoprire i punti vendita a voi più vicini.
La ricetta di oggi, belìn, non c'entra nulla con la Liguria, ma è una di quelle che fa sentire a casa, esattamente come è stato per me da Sommariva. Le tortine mele e cannella inondano le mura domestiche di un profumo meraviglioso, sono semplici da fare e molto buone, perfette per colazione, per la merenda dei bimbi - e dei grandi - ma anche per finire in bellezza una cena in famiglia.

A casa mia...grazie Agostino!

Tortine mele e cannella
 

Tortine mele e cannella

Ingredienti per 20 tortine



180 gr di burro
200 gr di zucchero
300 gr di farina
3 uova
1 bicchiere di latte
1 bustina di lievito
3 mele
Cannella
Zucchero a velo




 
Preparazione
 
 

 Lavora il burro morbido con lo zucchero, fino ad ottenere una crema. Mischia il lievito con la farina
Aggiungi i tuorli, uno alla volta, con un po' di farina e un po' di latte per ammorbidire. Amalgama bene



 



Finiti gli ingredienti (regolati con il latte, in modo da ottenere un impasto morbido), aggiungi due mele tagliate a tocchetti e la cannella




 
Monta a neve gli albumi e incorpora dal basso verso l'alto per non smontare il composto.

 


 

Riempi i pirottini per 3/4 e aggiungi un paio di fettine di mela

 


 

Cuoci in forno a 180° per circa 35-40 minuti. Per la cottura fai la prova stecchino. Servi tiepide con dello zucchero a velo






 
 

venerdì 25 ottobre 2013

Il post lo scrivete voi

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Ve lo dico, ho la sindrome da foglio bianco. Quella sensazione terribile di cervello completamente assente, il vuoto cosmico, anche la particella di sodio se n'è andata. Scrivo e cancello; scrivo, sto venti minuti a fissare lo schermo del pc e cancello; scrivo due parole, fisso la finestra, penso ad altro, non ricordo più cosa volevo scrivere e cancello. Sono entrata in un loop, "sono in un circolo vizioso, sono socio".
Allora, oggi vorrei fare un esperimento: sarete voi ad aiutarmi a scrivere il post, con le vostre idee, con le vostre emozioni, con i vostri ricordi. Io vi dico come faccio, vi dò l'input, poi continuate voi, una sorta di blog ad interazione. Ve la sentite? Dai, che ci divertiamo. Dunque, personalmente parto dalla ricetta che vi voglio proporre e mi lascio trasportare da associazioni di idee, dai ricordi legati al piatto, dai profumi e dalla suggestione che la cucina dona. Ma spesso è difficile tradurre in parole un'emozione, lo so bene io che da adolescente, davanti al mio amato del momento, diventavo rossa e riuscivo a farfugliare solo cavolate. Chi non mi riconosce in questa immagine, sappia che la mia logorrea è frutto della maturità. Screanzati.
Dunque, partiamo dalla ricetta, chiudete gli occhi, e fate viaggiare la vostra mente, anche lontano, fin dove vi portano i pensieri di questo piatto: le patate duchessa. Avete presente quali sono? Quelle nuvole di patate meravigliose, a forma di ricciolo, un contorno che forse avete mangiato spesso ai matrimoni, leggere e golose che fanno venire voglia di usare le mani. Le mie associazioni di idee sono state: pommes duchesse - il nome in francese - Francia, Provenza, ne ho già parlato millemila volte, anche no; la Duchessa di Cambridge, il battesimo del Royal baby, ommioddio quel bambino aveva un vestitino da bambola di un film di Dario Argento, Kate e William, macchisenefrega, il sedere di Pippa sarà da manuale, ma con un nome così non venire in Italia, sono fuori strada; Duchessa era la mamma degli Aristogatti, belli, adesso cerco il dvd, certo che cartoni così non ne fanno più, Madame Adelaide sarà stata pure aristocratica, ma era una gattara, cosa c'entrano i gatti con le patate; oggi mancano due mesi esatti a Natale - paura, eh? - ricetta perfetta per le feste, devo vedere dove andare ad Alba per i regali che sono ancora un po' straniera, famiglia, calore, caminetto, devo chiamare quello del caminetto, vacca boia quante ragnatele ci sono lì dentro.
Vedete? Non ce la posso fare. Oggi sono un continuo fuori pista. Allora mi date un mano? Io vi metto la ricetta delle patate duchessa, che sono talmente buone da creare dipendenza, voi scrivetemi il post. Grazie.

A casa mia...ho bisogno di un ghost writer!

Patate duchessa

Patate duchessa

Ingredienti per 4-6 persone
600 gr di patate lesse
100 ml di panna
2 tuorli
60 gr di parmigiano grattugiato
Noce moscata
Sale




Preparazione

Fai lessare le patate in acqua salata. Quando sono ancora calde riducile in purè, poi aggiungi la panna e il parmigiano e amalgama bene

 


 

Aggiungi i tuorli, la noce moscata e regola di sale. Devi ottenere un composto omogeneo, cremoso ma compatto

 



Con una sac-à-poche con il beccuccio a stella, forma dei mucchietti direttamente nella carta da forno sulla leccarda



 

Cuoci a 200° in forno statico per circa 15 minuti, fino a quando le patate duchessa non risulteranno dorate. Servile con un arrosto o uno stracotto

martedì 22 ottobre 2013

Zucca VS Tartufo


Siamo entrati nel pieno clima di Halloween, le vetrine dei negozi sono addobbate con ragnatele e piccole zucche, nei supermercati ci sono reparti dedicati a costumi da mostro, da strega, finti coltelli insaguinati e altre immagini un po' splatter. Chi mi conosce lo sa, questa festa importata dai paesi anglosassoni proprio non mi appartiene: sono di vecchio stampo e sono legata di più alle tradizioni italiane della commemorazione dei defunti e la festa di tutti i santi. E comunque, pem pem pem, allegria massima. Se penso ad Halloween, mi viene in mente la scena del film ET, dove il povero mostriciattolo viene travestito da fantasma per cammuffarlo con gli altri bimbi e i ragazzini volano con le biciclette. Film cult.
Per fortuna in questo periodo, Alba è nel pieno della Fiera del tartufo e non ha tempo per dolcetti e scherzetti, ma solo per trifule e vino. Sono stata invitata ad uno dei tanti showcooking organizzati al Centro Congressi: chef di un certo spessore della zona si danno il cambio per mostrare al pubblico una delle loro ricette e per far assaggiare il loro piatto abbinato ad un vino del territorio. Sabato era il turno di Elide Mollo, chef del ristorante "Il centro" di Priocca (Cn) che ci ha cucinato il "Coniglio dus e brusc", che in italiano si può tradurre con "agrodolce". Un coniglio allevato solo con mangimi naturali, fatto scottare in padella con il rosmarino, sfumato con abbondante Barbera poi fatto ridurre con del cacao, cannella, chiodi di garofano e dello zucchero, dopodichè, in forno per almeno un'ora. La descrizione che ho letto mi ha fatto storcere la bocca: il cacao con il coniglio? T'ses fol? ma vi assicuro che aveva un gusto sublime e la complessità dei sapori si sposava perfettamente con il Roero che è stato abbinato dal Sommeiller. Proverò a replicare la ricetta, poi vi farò sapere. Andate a vedere il sito dedicato alla fiera, ci sono tanti eventi a cui partecipare e il clima di festa che si respira è meraviglioso. E poi il profumo di tartufo che si sente per le vie di Alba è veramente impagabile. Almeno quello.
Intanto, cerco di calarmi un minimo in questo clima da Halloween e se proprio devo cercare un lato positivo, lo trovo nella zucca che preferisco mangiare, invece che intagliare e tenerla sulla finestra con un lumino acceso.
E' proprio stagione di questo splendido frutto, molto versatile in cucina per fare zuppe, contorni, torte, sformati e chi più ne ha, più ne metta, protagonista indiscusso dell'autunno. Oggi una versione Fast&Light, per un piatto che non vi deluderà: la zucca tagliata a tocchetti e fatta ammorbidire con un filo di olio, un po' di acqua e abbondante rosmarino, e del sanissimo riso Basmati che cuoce in una decina di minuti e tiene molto bene la cottura. Avrete un pranzo che sarà una piccola coccola, perfetto per i celiaci, per i vegetariani, per i vegani, per chi è a dieta e per chi no, per i brutti e per i belli.

A casa mia...attendo solo una bella grattata di tartufo!
Riso Basmati con zucca al rosmarino

Riso Basmati con zucca al rosmarino

Ingredienti per 4 persone
400 gr di zucca
1 scalogno
Rosmarino fresco
300 gr di riso Basmati
Olio evo
Sale
 






Preparazione

 

Fai rosolare lo scalogno tritato con un po' di olio, poi aggiungi la zucca pulita e tagliata a cubetti. Cospargi con gli aghi di rosmarino

 



Fai cuocere la zucca aggiungendo un po' di acqua calda in modo che rimanga morbida e cuocia più in fretta. Regola di sale

 



Fai cuocere il riso in acqua salata, scolalo e condiscilo con un filo di olio

 



Servi il riso con sopra la zucca al rosmarino e, se vuoi, una spolverata di grana

giovedì 17 ottobre 2013

La macchina del tempo

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Vorrei avere una macchina del tempo, magari che mi dia meno problematiche di quella di Doc in "Ritorno al futuro". E' il sogno un po' di tutti: ci sono quelli che vorrebbero tornare indietro di milioni di anni per vedere il mondo primitivo e farsi rincorrere da enormi dinosauri con denti aguzzi e sbavosi, con il rischio di diventare aperitivo per quelle bestie estinte, buone solo per fare una borsa di un certo livello - amici animalisti, state calmi che sto scherzando - grazie, ma anche no. Poi ci sono gli inguaribili romanticoni che vorrebbero trasformarsi nel Duca di Fersen per baciare - ovviamente alla francese - una boccoluta Maria Antonietta. Come avrete capito sto pensando ai personaggi di Lady Oscar, mica a quelli veramente esistiti. Ma anche qui, per me è un no: non ci tengo alle baionettate, nè alle ghigliottine, nè ad una regina capricciosa che mi vuole far mangiare solo brioche. Più semplicemente ci sono quelli che tornerebbero bambini per non aver nessun problema oppure ai tempi del liceo: felpa Best Company, walkman, Dr. Martens ai piedi e capelli improponibili d'ordinanza. Ecco, io un saltino al liceo lo farei, ma giusto giusto per un giorno, solo per poter rivivere alcune cose. Chi ha frequentato il liceo classico D'Azeglio a Torino, forse mi capirà: la colla per il caffè della macchinetta, la sigaretta ai bagni del terzo piano - ebbene sì, mamma, fumo! - la pizzetta dell'intervallo di Mimmoconsumazionefacoltativa (Mimmo era il barista che, se ti sedevi al tavolino e ordinavi solo un bicchiere d'acqua, ti perforava con lo sguardo peggio del laser fotonico di Mazinga Z), le versioni di latino e greco copiate dai traduttori...e ovviamente il divertimento in classe, quelle risate che a pensarci adesso ma veramente mi spanciavo se la prof diceva stocastico? ma che erano irrefrenabili, sincere, genuine. Oddio, che botta di nostalgia. No, a parte i bei ricordi, al liceo non ci tornerei: fossi matta a rivivere l'adolescenza. Se avessi la macchina del tempo oggi, in questo preciso momento, adesso che sto scrivendo con i piedi infreddoliti e la lista delle cose da fare lunga come la Divina Commedia, imposterei la data ad agosto 2013, solo per poter essere in vacanza: spiaggia, asciugamano sulla sabbia, rivista gossippara, birretta e poi un bel pranzetto con i sapori del mare e del vinello bianco ghiacciato. Siccome - ve lo dico, ma non ci rimanete male - la macchina del tempo non esiste, di tutto quello che vorrei, almeno il pranzetto lo posso replicare. Le chicche di patate con vongole e pomodorini sono semplicissime da fare e anche piuttosto veloci nella preparazione: sì, bisogna sgusciare le vongole, ma ci mettono poco a schiudersi, gli gnocchetti di patate cuociono in un batter d'occhio, i pomodorini sono aggiunti all'ultimo per rimanere freschi e saporiti. Una spolverata di prezzemolo fresco, del Vermentino fresco ed è subito estate. Anche senza macchina del tempo.

A casa mia...chi mi accompagna da Gube per la giustifica?

Chicche di patate con vongole e pomodorini

Ingredienti per 4 persone
1 kg di vongole fresche
500 gr di pomodorini
2 spicchi d'aglio
Mezzo bicchiere di Vermentino
Prezzemolo
Olio evo
Sale
Peperoncino




Preparazione

Lascia le vongole a mollo nell'acqua per un paio d'ore. Poi sciacqua bene. In una padella ampia, scalda un po' di olio con gli spicchi d'aglio e un po' di peperoncino, poi aggiungi le vongole. Sfuma con il vino, aggiungi il prezzemolo, chiudi con un coperchio e fai schiudere le vongole.

 


 

Fai intiepidire le vongole e sgusciale, tenendole da parte. Conserva solo un po' dell'acquetta delle vongole. Cuoci le chicche di patate in acqua salata e quando vengono a galla buttale nella padella con l'acqua delle vongole. Fai insaporire, poi aggiungi le vongole e i pomodorini tagliati.


 

Spadella per un minuto, poi servi con ancora un po' di prezzemolo fresco

lunedì 14 ottobre 2013

Sapori di Provenza

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E' autunno. E non lo si capisce dal letto di foglie sui marciapiedi, né dagli alberi gialli e rossi, e neanche dal profumo di caldarroste per le strade. L'autunno arriva quando una donna si rimette le calze e lascia le paperine dai colori fluo nell'armadio. Fino all'ultimo non mi sono arresa illudendomi che dai, a ottobre ci sono ancora delle belle giornate; poi l'altra mattina accompagno le Nane a scuola e, maremmainfreddolita, l'aria era effettivamente freschetta. Il termometro segnava 5 gradi. Oh porca paletta, altro che calze! Qui urge già tirare fuori cappotti e sciarpe, accendere i termosifoni e scaldarsi le mani con una tazza bollente di tisana.
Certo, gli amici che vivono al sud e ti sorridono attraverso le foto di facebook con ancora i costumi addosso e i racchettoni in mano, ti fanno salire una discreta carogna – verrete puniti per questo, sappiatelo – ma questa stagione a me piace assaje. I colori caldi delle colline, il crepitio delle foglie secche sotto le scarpe, la protezione di uno sciarpone morbido intorno al collo, la felicità per un pallido raggio di sole che buca le nuvole, un bicchiere di vino rosso, il plaid sul divano, una torta nel forno, un complessino jazz a Aix-an-Provence che suona nella piazza del mercato, il pane caldo, la soup du jour. Pensando alle cose belle dell'autunno, non ho potuto fare a meno di tornare con la mente alla Provenza, al viaggio romantico con il Maritino, al freddo barbino che faceva e alla gioia di una soup calda nel locale del cuore ad Arles.
Le zuppe sono il vero comfort food dei primi freddi; quella di ceci e patate ha pochi e poveri ingredienti, la cottura lenta sprigiona profumi meravigliosi da cui verrete accolti nel tornare a casa dopo una giornata di lavoro, il suo gusto è una vera coccola. Un motivo in più per amare l'autunno.

A casa mia...dove avrò messo i guanti?

Zuppa ceci e patate

Ingredienti per 6 persone

  • 500 gr di ceci secchi
  • 1 carota
  • 1 gambo di sedano
  • 1 cipolla
  • Olio evo
  • Rosmarino
  • Salvia
  • 1 kg di patate
  • Sale&Pepe


Preparazione


La sera prima, metti a bagno i ceci in abbondante acqua. Il giorno dopo, fai un soffritto con carota, sedano e cipolla. Metti in un'ampia casseruola con un filo di olio, il rosmarino e la salvia sminuzzata



Poi aggiungi i ceci, lascia insaporire per qualche minuto, poi aggiungi circa 1 litro di acqua. Regolatevi se volete la zuppa più o meno liquida. Cuoci a fuoco lento per circa 2 ore.



Pela le patate, falle bollire in acqua salata. Quando sono morbide, schiacciale grossolanamente con la forchetta. Poi aggiungi alla zuppa di ceci. Regola di sale e lascia cuocere ancora per mezz'ora.




Servi la zuppa con una spolverata di parmigiano e una macinata di pepe


giovedì 10 ottobre 2013

Blog tour Re Dolce, il racconto

L'autunno apre le porte ad una stagione molto importante per Alba e per le Langhe: è tempo di vendemmia – quest'anno non si è ancora conclusa visto il tempo un po' matto – di tartufi, di fiere e turisti da accompagnare tra le meraviglie di questa zona. Proprio di turismo vorrei parlare. Alba con i suoi dintorni – Barolo in primis – è la meta più ambita dai viaggiatori perché è senz'altro molto bella con le dolci colline pettinate dai vigneti, ma anche perché è l'unica che conoscono. Invece le Langhe sono molto di più e grazie al blog tour del Re Dolce ho potuto conoscerla e viverla nella sua parte più significativa, a partire dalle persone che credono in questo territorio e investono per poterlo rendere migliore. E' stato un weekend con ritmi serratissimi e con la pancia sempre piena: io ovviamente non mi sono tirata indietro a partire dall'accoglienza all'Enoteca Regionale di Mango, dove ci aspettava una tavola imbandita con torte di nocciole, biscotti, creme spalmabili sempre alle nocciole, il tutto innaffiato dal nostro sponsor ufficiale, il Moscato d'Asti. 


Ricordo che erano le 9.30 del mattino, così per farvi capire la dura vita di una foodblogger. La prima tappa è stata alle distillerie Beccaris di Costigliole d'Asti, dove abbiamo potuto conoscere il percorso di vita delle vinacce e abbiamo testato il risultato, degustando quattro tipi di grappe, una più buona dell'altra. Erano le 11.30, così, per dire.


 Dopo una piccola passeggiata tra i luoghi di Beppe Fenoglio e la lettura di alcuni suoi stralci da parte dell'attore Paolo Tibaldi, arriviamo all'agriturismo Anri per quello che nel programma era stato definito light lunch. Ecco, il light lunch in questione era composto da: antipasti misti freddi (con bis annesso), polenta fritta con fonduta e peperone con bagna cauda, tajarin ai funghi, plin al sugo d'arrosto e bonet. Ovviamente con vini della zona, sia bianchi che rossi. Vorrei che tutti i dietologi prevedessero questo menù per un light lunch.


Pomeriggio alla cascina Pavaglione a San Bovo di Castino, dove Samantha – piccola donna dalla grande forza – alleva qualche cavallo e maiale, un bufalo di nome Ciro, galline, ma sopratutto 130 asini. Ho avuto la bellissima esperienza di mungere un'asina, di bere il suo latte che poi viene impiegato in prodotti cosmetici – ce lo insegnavano già i Romani che il latte d'asina ha grandi benefici sulla pelle – e di tenere in braccio un agnellino di 15 giorni. Mi sentivo Heidi.



Dopo tre ore di digiuno (in verità di digestione) finalmente andiamo all'agriturismo Brusalino di Mango dove ci attende una cena meravigliosa e una vista mozzafiato dalla piscina a sfioro sulla vallata tra i vigneti.



La buonanotte e il buongiorno mi viene dato nell'agriturismo Cerrino, a Trezzo Tinella dove tutta la famiglia lavora fin dal mattino presto tra i vigneti. Appuntamento con tutti i compagni di viaggio all'Enoteca di Mango per la seconda colazione, questa volta a base di formaggi e ovviamente di Moscato: hic.



 Un breve giro per il borgo di Mango e la visita di Casa Forte, una splendida struttura ricettiva che affonda le sue radici nella storia medievale, con i suoi misteri e i passaggi segreti che la collegano al castello.



 Poi direzione Cascina Fonda, a San Donato di Mango, dove Marco ci accoglie nel regno della vinificazione della sua azienda che produce Moscato, ma anche spumante metodo classico, dolcetto, barbera...e non poteva che finire a “tarallucci e vino” con un altro pranzo appagante con prodotti tipici della Langa.



 Ultima tappa – prima che intervenissero le ambulanze a portarci via per pance piene e principio di cirrosi – tra i noccioli dell'azienda Gala a San Donato di Mango. Tre fratelli abituati a raccogliere nocciole fin da bambini, hanno trasformato quel gioco in un lavoro, seguendo tutto il percorso della nocciola dalla sgusciatura alla tostatura fino alla preparazione di granella, farina, creme spalmabili – da urlo – ed anche eccellenti prodotti dolciari.



Il Re Dolce blog tour si è concluso lasciandoci proprio la dolcezza in bocca e tante cose da raccontare. Ecco, io vi invito a segnarvi tutti gli indirizzi e nomi delle aziende agricole per poter programmare presto una visita indimenticabile nella Langa meno conosciuta e meno blasonata, ma meravigliosamente bella e genuina.
Da Gala ho fatto scorta di nocciole – buone così non le trovate al supermercato – per fare una torta che è dolce tipico di questa zona: ideale per una merenda langarola, ma perfetta anche come dessert accompagnata da una profumata crema agli agrumi.



Torta di nocciole delle Langhe con crema agli agrumi

Ingredienti per la torta

  • 300 gr di nocciole tostate delle Langhe
  • 3 uova
  • 200 gr di farina
  • 180 gr di zucchero
  • ½ tazzina di caffè
  • 1 tazzina di latte
  • 1 cucchiaio di olio evo
  • 120 gr di burro

Ingredienti per la crema

  • 6 tuorli
  • 150 gr di zucchero
  • ½ litro di latte
  • 70 gr di farina
  • Scorza di un limone
  • Scorza di un'arancia
  • 200 ml di panna fresca


Preparazione

Trita le nocciole abbastanza finemente,poi in una ciotola aggiungi le uova intere e amalgama



Aggiungi la farina, lo zucchero, il latte, il caffè e l'olio e amalgama bene



Per ultimo aggiungi il burro sciolto. Ricopri la teglia con carta da forno bagnata e strizzata e inforna a 180° per circa 35-40 minuti




Fai la crema secondo la ricetta e lasciala raffreddare. Aggiungi la panna montata e con una sac-à-poche fai un ricciolo di crema e finisci con scorze di arancia. Taglia la torta e guarnisci con zucchero a velo