mercoledì 19 febbraio 2014

Sanremo è social

In questi giorni l'Italia è divisa. No, non per questioni politiche – anche se...vabbè, lasciamo stare - per dibattiti epicurei o kantiani. No. Il nostro Paese è diviso tra quelli che guardano Sanremo e quelli che lo schifano. Io, ovviamente, pop nell'anima, faccio parte della prima categoria. Vi dirò di più, mi segno sull'agenda le date del Festival, in modo da non prendere impegni in quei giorni. Disturbatissima. Perché Sanremo è Sanremo! Un carrozzone colorato, spesso molto trash, ma che è parte imprescindibile della cultura italiana, si ami o si odi. Ieri sera è partito già in salita, con il numero dei tecnici attaccati alla balaustra, un deja vu di baudiana memoria, un'invecchiata ex modella figona che ad ogni sorriso faceva morire un ortodonzista, un emiliano che cantava in genovese e una settantenne che era più snodata della Barbie. Ma l'avete vista la Raffa nazionale? Ha ballato come una ventenne e manco aveva il fiatone, mentre io quando faccio le scale a piedi devo fare attenzione a non inciampare nella mia lingua e dopo devo prendere un Polase. Un grande circo dove le canzoni erano la cosa meno importante. Ma Sanremo è anche questo, un grande show. Alle 23, con il Maritino che russava sonoramente sul divano ho deciso che poteva bastare, anche se mancavano ancora diversi cantanti in gara. Mi rifarò stasera. Ma la cosa più divertente del Festival è l'aspetto social: twitter intasato di cinguettii divertenti e irriverenti che ti fanno rimanere incollato alla tv solo per commentare. C'è una finta Jessica Fletcher che dice: “Non mi annoiavo così tanto da quando non c'era rimasto più nessuno da uccidere a Cabot Cove”; un ragazzo di nome Matteo critico con i presentatori: “Mi mancano la Fenech e Andrea Occhipinti”; la Cetty che commenta il bassista con il volto coperto che suona con Gualazzi: “Gente, l'uomo ragno è sul palco, gli 883 ci hanno mentito per anni”. Vale la pena di vedere Sanremo solo per questo.
Visto che la diretta dura più della Quaresima, ci vuole un pasto leggero che aiuti a non avere subito l'abbiocco. In questo periodo di dieta controllata – potrei uccidere per una lasagna – sono alla continua ricerca di piatti buoni ma light, di modi di cuocere diversi che abbiano bisogno di pochi grassi. Ho provato ad usare la carta fata, una sorta di pellicola che può andare in forno e che permette di cucinare senza aggiungere condimenti. Ho preso un bel trancio di salmone, un fetta di limone, della barbetta di finocchio, pepe, sale, qualche bacca di ginepro che dà profumo, un bel fagotto con la carta, venti minuti in forno e voilà, un piatto fantastico, saporito e veramente light. Talmente buono che vi farà cantare.

A casa mia...ci sono anche le schede di valutazione!

Salmone al forno in carta fata

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