giovedì 21 febbraio 2013

Auguri Alfred

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 Fefo è il fratello della mia amica Wally. Ci siamo conosciuti circa mille anni fa, quando io e Wally abbiamo cominciato il liceo, la mia storica compagna di banco. Settembre, 1° giorno di scuola: “Wally, ci mettiamo insieme in banco?”, “No Giampix, mia madre non vuole, sennò chiacchieriamo troppo e quest'anno dobbiamo migliorare.”, “Dai, giuro che seguiamo!”, “Ok, va bene”. Così è stato per cinque anni. Andavo spesso a casa loro a pranzo, per poi rimanere a studiare lì o andare alla biblioteca civica che era a due passi. “Divertimento” è la prima parola che mi viene in mente se penso ai pomeriggi trascorsi lì, la seconda è “cuscino”. Con Fefo non siamo mai stati realmente amici, nel significato più profondo che può avere questa parola, non era un rapporto fatto di confidenze o racconti, ma di lotte con i cuscini – appunto - di calci rotanti, scherzi, linguacce, prese in giro. Come con un fratello. Uno dei miei giochi preferiti con il mio vero brother era proprio la lotta: da bambini, distesi sui letti in cerca di un nuovo gioco da fare, ci guardavamo e dicevamo: “Facciamo la lotta?”, che dal ludico si sfociava inevitabilmente nel litigio. Ma eravamo bambini. Con Fefo si parla di adolescenza: lui col ciuffo curato, la felpa firmata e la voglia di sembrare più grande, io con i Doctor Martens, il maglioncino a V, senza un filo di trucco e la stessa voglia di sembrare più grande. Ma tra di noi era come tornare bambini e giù di cuscinate. E poi le partite viste insieme, la chitarra strimpellata imitando gli Oasis, le sigarette di nascosto.
Fedoro (i nomignoli si sprecavano, il più bello era quello usato da sua madre, Alfred) mi ha anche fatto da autista al mio addio al nubilato, organizzato dalle amiche: mi è venuto a prendere a casa con la macchina decapottabile del Bolide (il padre), vestito di tutto punto con giacca e cravatta, sul sedile un mazzo meraviglioso di fiori. Ha storto il naso perché mi sono seduta davanti, stava zitto, serio e impettito. “Dai, Fefo, dimmi qualcosa!”. “Sono il suo autista, non sono stato pagato per parlare”. Geniale. Anche da adulti il nostro rapporto non è cambiato.
Oggi è il suo compleanno e i miei auguri sul blog passano attraverso una ricetta dai sapori torinesi, per lui che è da anni che vive in un'altra città.
Il risotto ai cardi con crema d' acciughe, è un primo particolarmente gustoso: il cardo ricorda molto il gambo del carciofo ed è una di quelle verdure che viene abbinata alla bagna caoda, per cui ho pensato di mantecare il riso con una crema alle acciughe che desse quel quid in più al gusto delicato del cardo, un piatto perfetto per una cena invernale.

A casa mia...facciamo a zampa di ferro?

Risotto ai cardi con crema di acciughe

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