giovedì 19 luglio 2012

Il pane di Celestina


Con il mio papà a Geremeas, estate 1983

Quando ero bambina, la casa al mare dei nonni era sempre un andirivieni di zii, amici, bambini, nani, ballerine...beh, no...mi fermo ai bambini!
Mio fratello, i nostri tre cugini ed io: cinque bambini con una fascia d'età dai 9 ai 2 anni, cioè un bel po' di vivacità in casa. Una delle cose più divertenti era la battaglia in giardino con i palloncini colorati pieni d'acqua, gavettoni che immancabilmente finivano per superare gli oleandri e sfioravano la signora che passava di lì e poi si lamentava degli schizzi. Noiosa.
Tenere cinque bambini non era semplicissimo, lo capisco ora che sono mamma, per cui a ognuno di noi veniva affidato un compito, in modo da essere utili in casa e aiutare la nonna. La mansione più temuta era quella di togliere la sabbia in veranda. Sembrava di scopare il mare. A metà strada tra il “Noooo, che sfiga!” e il “Ffffiuuu, mi è andata bene!” c'era innaffiare il giardino: poteva anche essere divertente, ma essendo un incarico che doveva essere fatto per forza la sera, non ci si poteva più bagnare, quindi era più una rogna. Il lavoro  più bello di tutti era andare a comprare il pane: nonostante fossimo piccoli, eravamo in un villaggio in cui non passavano automobili, per cui non c'era nessun pericolo e andavamo da soli.  Sacchetto attaccato al manubrio della bici, costume, maglietta, pronti per la mission. Si andava dalla Signora Celestina, la custode di Geremeas, una donna non vecchia, ma che aveva sul viso i segni della fatica, con le mani sempre sporche di farina e che parlava in sardo strettissimo e quando si rivolgeva a me avevo sempre la faccia da punto interrogativo. Celestina tutte le mattine sfornava da un vecchio forno a legna un pane d'altri tempi, pane alle cipolle che c'era da commuoversi da quanto era buono, e dolci sardi da capogiro. Si entrava nella piccola bottega, con le pareti bianche e in penombra, e si veniva assaliti da un profumo inebriante e dalle chiacchiere in sardo. Il pane era ancora caldo, non si poteva resistere e un bel pezzo non arrivava a casa. Un pane così buono non l'ho mai più mangiato. Credo che il pane appena sfornato sia tra le cose migliori che esistano: con un filo d'olio o con della mortadella tagliata sottile, la morte sua.
Pane&mortadella, un classico della merenda dei bambini (di un tempo!), ma anche un'idea per un aperitivo: ho trasformato questo insaccato straordinario in una mousse soffice e cremosa, perfetta per essere spalmata su dei crostini.

A casa mia...mortazza rivisitata!


Mousse di mortadella

4 commenti:

  1. A quest'ora un argomento come questo non può che mettere appetito!!

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  2. Mi è sembrato di leggere una pagina di un romanzo.. Grande Giampix!!!

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