Senza troppi giri di parole e
introduzioni al tema come la migliore prof di italiano insegnava, oggi faccio
il mea culpa battendomi il petto e cospargendomi il capo di cenere: sono disordinata. Non disordinatissima, un po’
disordinata, abbastanza, dai. Ok, parecchio disordinata. Ma odio il disordine e
questa mia contraddizione interna è spesso causa di veri scleri e mal umore perché quando vedo troppo casino
intorno a me, non vivo bene e mi si chiude la vena, dando la colpa a chiunque passi
sotto tiro perché “devo fare sempre tutto io!”. “Raccogli quello, raccogli
quell’altro, ma perché le mutande sono per terra? E che ci fanno le calze
dentro la scatola del puzzle delle Winx? Bastaaaaaa, ora butto tutto!”. Una
donna sull’orlo di un TSO.
Ma da qualche mese è entrata
nella nostra casa una persona speciale
dagli occhi a mandorla che mi sta aiutando a risolvere questo problema una
volta per tutte: Marie Kondo, una
giovane giapponese che ha scritto un libro di successo mondiale intitolato “Il
magico potere del riordino”, facendo impazzire anche tantissimi italiani che
hanno postato sui social le foto dei loro armadi e dei loro cassetti, compresi
quelli delle mutande, rimessi a posto con il suo metodo infallibile. In
Giappone l’arte del riordino è una vera e propria forma di cultura, con riviste
e libri specializzati sull’argomento. Oh, sono orientali loro, mica come noi
che abbiamo solo rotocalchi con le chiappe di Belén.
La Kondo ha fatto dell’ordine il suo mantra ed
anche una professione, perché oltre a scrivere libri-manuali di successo,
viaggia per il Giappone e per il mondo ad insegnare alle persone come mettere a
posto la propria casa o il proprio ufficio e, di conseguenza, la propria vita perché
“gli effetti di questo magico potere del riordino sono immensi. Dopo aver
riordinato una volta, non solo non ci si ritroverà mai più al punto di partenza,
ma si potrà dare il via in tutta naturalezza a una nuova vita”.
Ok, diciamolo una volta per
tutte: la Marie nostra avrebbe bisogno di una visitina dallo psicologo perché
una che ha come massimo divertimento e scopo nella vita il riordinare, beh,
proprio benissimo non sta. Il suo libro – gentile regalo del Maritino – è rimasto
parcheggiato sul comodino per mesi, ricoperto da altri libri, riviste accumulate
(che poi non ho letto), pacchetti di fazzoletti, elastici e forcine, disegni
astratti di Nanapiccola, in un simpatica torre dall’equilibrio precario. Poi mi
sono decisa a far entrare un po’ di Giappone nella mia casa: il metodo è pazzesco
e sta trasformando la casa di una pigra disordinata cronica in un tempio zen.
No, tranquilli, le fontanelle a forma di ziqqurat con i sassi non compariranno
nel mio salotto, però Marie Kondo santa subito. E se sta funzionando con me,
buona camicia a tutti.
Continuiamo ad onorare il
Giappone con una ricetta semplicissima e molto veloce, per la quale occorrono
pochissimi utensili, per cui manco si mette in disordine la cucina e la Kondo
può tirare un sospiro di sollievo: i dorayaki. Sono un tipico dolce giapponese,
di cui è golosissimo Doraemon, il gattone del cartone animato, composto da due
pancake formati dalla kasutera, un impasto simile al pan di Spagna, e riempiti
con una crema dolce di fagioli azuki. La ricetta che provato non è quella
originale, ma è velocissima (5 minuti) e ottima, e la crema di fagioli è stata
sostituita con la Nutella, ecchevelodicoaffà. Ma potete farcire i vostri
dorayaki con marmellata, crema di castagne, miele o quello che più vi piace perché
sia un II NICHI WO, un vero buongiorno giapponese.