martedì 11 marzo 2014

Vocali in eccesso

Credit foto: commons.wikimedia.org
Ci siamo quasi, mancano ufficialmente dieci giorni all'inizio della primavera, che comincia pian piano a farsi spazio tra la nebbia e il freddo per regalarci le prime gioie per gli occhi e il cuore con le forstizie e i suoi fiori gialli.
D'inverno nevica – che per un piemontese non è esattamente un fatto straordinario – e tutti a scrivere su facebook “Ehi, nevicaaaaa!” con tante “a”, perché sembra che la gioia sia troppa da contenere in una parola scritta correttamente. Oppure c'è anche la fazione infastidita che si esprime con “Ma porc@ pu$$@n@, nevicaaaa” e in quel caso le “a” di troppo sono la manifestazione di una grandissima rottura di balle e i simboli strani un particolare senso di autocensura alla volgarità. Che la neve è bella in montagna, eh, ma in città fa solo un gran paciugo. Il pensionato torinese docet. In estate c'è caldo – che caldoooo! - si va al mare, i frutti maturano; in autunno le foglie si colorano di rosso e giallo, si riscopre la bellezza di un maglione, si vendemmia. Questo succede tutti, ma proprio tutti gli anni, eppure la natura sa ancora stupirci e trovo che ciò sia meraviglioso.
La primavera è la mia stagione preferita e basta un po' di sole e quei minuti in più di chiarore alla sera per mettermi il buon umore. Le giornate si allungano, le piante hanno piccole e tenere gemme, la natura rinasce insieme alla nostra voglia di uscire, di bere un caffè in un dehor, e sopratutto parte il countdown tutto femminile per arrivare al giorno in cui potremo mettere le nostre bellissime scarpe color lavanda senza calze. Perché questo, e solo questo, è il vero inizio della primavera.
Vivere questo passaggio stagionale tra le colline albesi ha un altro sapore rispetto alla città, qui la natura si esprime al massimo, tanto che è venuto anche a me il fuoco sacro del giardinaggio. Torna quindi a grande richiesta il mio hashtag #polliceverdeunacippa e vediamo cosa combino. Per ora ho travasato fiori come se non ci fosse un domani – primule da 85 centesimi, perché esageruma nen – e ho piantato un alberello di pesche e uno di albicocche, che per ora sono due rami tristi e vedremo cosa ne verrà fuori.
Tutto questo zappettare, concimare, trasportare sacchi di terra enormi fa venire un certo appetito - ça va sans dire – ma continua il periodo di dieta e bisogna sempre inventarsi qualcosa per non morire di tristezza davanti ad un'insalata e una fettina asciutta di petto di pollo.
I cavoletti di Bruxelles sono poco calorici, teneri a vederli, ma molto saporiti: basta uno spicchio d'aglio, due cucchiai di olio extravergine e un po' di acqua per avere un contorno più che soddisfacente, talmente buoni che vi verrà da scrivere: “Ne voglio ancoraaaaa!”.

A casa mia...mi ricorderò di innaffiare?

Cavoletti di Bruxelles light

Nessun commento:

Posta un commento