Quando
ho scritto che questo blog è “un diario fatto di racconti,
emozioni e sensazioni che una ricetta può donare”, non scherzavo
affatto. Confesso: le mie piccole storie nostalgiche che vi hanno
fatto commuovere o i miei aneddoti di vita quotidiana che fanno
sorridere, spesso sono stati collegati alla ricetta del giorno
arrampicandomi sugli specchi meglio di Spider Man. Ma si sa, i
supereroi fanno cose fuori dall'ordinario.
Ma
oggi è diverso e ve lo dimostro svelandovi subito la ricetta
abbinata: la torta Tropezienne. Avete presente quella pasta soffice
ricoperta di granella di zucchero e farcita di crema? Ecco, a voi
cosa fa venire in mente? La Francia? La Costa Azzurra? Gli yacht
ancorati nel porto di Saint Tropez? La canzone di Peppino di Capri -
appunto, questa sarebbe proprio stata tirata per i capelli - ? Il
fatto che sia il dolce preferito di Brigitte Bardot? Troppo semplice.
A me fa venire in mente Natale, un Natale in particolare, quello del
2002. E ora vi spiego perché.
Mancavano
pochi mesi al mio matrimonio, sarebbe stato l'ultima veglia natalizia
con il Maritino ancora fidanzato, il nostro ultimo anniversario da
fidanzatini – ci siamo messi insieme il giorno di Santo Stefano –
prima del grande passo, avevo in programma delle feste con alcuni
amici. Ma la Nonna non stava bene e si decise di trascorrere le
festività a Cagliari: non ero per nulla contenta, non di dover
andare dai parenti – ci mancherebbe – ma di dover rinunciare a
quelle date per me all'epoca molto importanti. Alla fine mi convinse
il Maritino ancora fidanzato che mi disse che avremmo passato insieme
tutti i Natali della nostra vita, che la mia famiglia aveva bisogno
di me in quel momento e che per mio papà sarebbe stato importante
stare con me in quei giorni, visto che ormai sapeva che la sua
bambina se ne stava andando via da casa. Lo ringrazio ancora oggi per
avermi fatta ragionare, perché quello è stato uno dei viaggi più
belli e strani della mia vita. Mia madre era già in Sardegna da
qualche giorno ed io, il Brother e mio padre siamo partiti insieme
con la nave la sera del 24 dopo un viaggio verso Genova con il
Pandino bianco di mia mamma sotto la pioggia battente. Trascorrere la
notte di Natale sul traghetto è stato surreale, ma abbiamo
festeggiato con una cena al ristorante della nave, bevendo – e come
ti sbagli? - chiacchierando e ridendo. Che sembra un po' un film di
Vanzina: “Vacanze di Natale in nave”. Il giorno di Natale ci
siamo svegliati senza albero e pacchi da scartare, ma in una cabina
dal cui oblò si vedeva il mare e un sole meraviglioso: la Sardegna
ci ha accolti con il caldo e il suo profumo inconfondibile di buredda
e mirto.
É
stato un bel Natale in famiglia. Dopo due giorni era il compleanno di
mio papà e indovinate su quale torta ha spento le candeline? Esatto,
proprio una Tropezienne. A Cagliari c'è una pasticceria che si
chiama “Chez le negres”, da pronunciare non con accento francese,
ma obbligatoriamente con cadenza cagliaritana (più o meno così: Scèllenègr) e fa una Tropezienne da capogiro, credo la più buona
che abbia mai mangiato. Ora, mi direte voi, non è che anche questo
collegamento sia un po' mirabolante? Forse sì, ma non posso fare a
meno di quel ricordo, perché quello è stato l'ultimo Natale con il
mio papà e la sua ultima foto lo ritrae sorridente davanti ad una
Tropezienne.
Ok,
ora ritirate i fazzoletti perché è il momento della ricetta.
Il
procedimento non è difficile, ma richiede un po' di tempo perché la
pasta ha bisogno di diversi stadi di lievitazione; ha un aspetto
meraviglioso con tutti quegli zuccherini, fa proprio venire voglia di
una fetta, con la crema voluttuosa che straborda dalla torta. Il
risultato è stato soddisfacente, ma purtroppo niente a che vedere
con la Tropezienne di “Scèllenègr”. Quest'estate andrò in
Sardegna, sapete già dove trovarmi!
Tropezienne
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