lunedì 24 settembre 2012

I surgelati di Enrica

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Marta è una delle mie più care amiche, ormai da più di vent'anni. Urca, venti...è partito il conteggio delle rughe. Ci siamo incontrate tra i banchi di scuola, alle medie. Due bimbe – perché noi a undici anni lo eravamo ancora - biondine, con la camicia dal colletto di dimensioni esagerate, Marta con il bordino rosso, io con improbabili ochette ricamate, un po' timide e intimorite da una nuova classe. Dopo pochi giorni dalla prima campanella abbiamo cominciato a frequentarci, con quella facilità che solo i bambini posseggono. Abbiamo trascorso molti pomeriggi a fare i compiti, a giocare insieme e siamo diventate veramente amiche, tanto da scambiarci il diario segreto. E vi assicuro che non era poco. In questi vent'anni abbiamo vissuto e condiviso insieme molti momenti della nostra vita, più o meno importanti, dolorosi o di grande gioia: la scuola, le pene d'amore adolescenziale, i compleanni a Salice, i nostri matrimoni, i capodanni, la ginnastica ritmica – facevamo la nostra porca figura con le tutine aderentissime verdi e le mezze punte - la partecipazione alle nostre più intime sofferenze, ma anche le tante, per fortuna tantissime risate. Non sapete che spasso era la sua imitazione della prof di italiano. Roba da far invidia a Zelig.
Quando eravamo compagne di scuola, mi piaceva moltissimo andare a casa di Marta a pranzo. Sua mamma Enrica, però, non era esattamente un'abile cuoca. O meglio, era una donna che lavorava e che aveva due figlie e un marito da seguire – ah, come la capisco - per cui aveva sempre i minuti contati e spesso si affidava a piatti pronti o surgelati. Ma nonostante le mille cose da fare, aveva sempre il sorriso e quella calma serafica che le ho sempre invidiato e mi piaceva quell'aria di tranquillità e di familiarità che si respirava in quella cucina. E i pranzi, alla fine, non erano neanche malaccio.
E poi, alzi la mano che non ha dei surgelati in freezer! Spesso sono un'àncora di salvezza per poter mangiare qualcosa e non si ha il tempo di fare la spesa e men che meno cucinare. Personalmente non ne abuso, ma se c'è una cosa che prendo sempre surgelata è il minestrone. Ma chi ha il tempo di pulire 14 tipi di verdure diverse?! Fossi matta. Basta un paio di forbici per aprire la confezione e in un'oretta di cottura, voilà! Un bel minestrone caldo e gustoso, magari da arricchire con un cucchiaio di pesto. Se ne avanza un po', lo utilizzo per un primo piatto che mio padre cucinava spesso: il risotto alla campagnola. Invece di utilizzare il brodo per la cottura del riso, si usa il minestrone e la sua acqua di cottura, che non è nient'altro che brodo vegetale. E' un risotto allegro perché è ricco di colori delle varie verdure e sa di tepore casalingo. Una grattugiata di parmigiano, un po' di pepe e un calice di vino rosso. Il top.

A casa mia...auguri a Marta per il suo primo anniversario di matrimonio!

Risotto alla campagnola

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