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Tempo
d'estate, tempo di valigie, di parei colorati da rinfrescare, di
“ecco dove cavolo erano gli occhialini della piscina, era tutto
l'inverno che li cercavo!”, tempo di palette e secchielli, di odore
di olio al cocco e anche di cocco-bello-cocco-fresco, tempo di
abbronzatura e di rimedi per far sì che duri fino all'anno
successivo – ma tanto torniamo tutti con la carnagione di Micheal
Jackson – tempo di cocktail con gli ombrellini, di relax, tempo di
ferie.
La
vacanza che mi è rimasta nel cuore è la prima partenza con il
Maritino, allora ancora Fidanzatino, verso la Campania: eravamo
giovani, belli, innamorati e squattrinati (un po' come adesso, tranne
per la vecchiaia incipiente) ed io avevo preparato il set per poter
mangiare fuori, ma proprio fuori dai ristoranti, quindi oliera, sale,
piatti usa e getta, coltelli e forchette per il vero street food.
Se sei a Caserta e compri una mozzarella calda in un caseificio, un
piatto per raccogliere tutto il latte che ne uscirà, vi farà
comodo: fatelo, è un'esperienza sublime.
Dunque,
la prima tappa è stata in un ameno paesino del napoletano perché
pernottare in un hotel con vista sul Vesuvio era troppo dispendioso:
arriviamo nel pomeriggio, un sole che spacca le pietre, il paesino è
deserto per la canicola e davanti alla nostra pensione ci sono due
vecchie sedute per strada che ci dicono: “Guagliò, siete voi,
quelli di Torino?”. Madù, tutto il paese ci aspettava! La pensione
è chiusa, non ci aprono e rimaniamo lì per un'ora abbondante in
attesa perché “Ehhhh, sctanno riposando chè sctanotte hanno fatto
la salsa”, eccerto. I napoletani, se non ci fossero, bisognerebbe
inventarli! In quei giorni abbiamo visto cose meravigliose come gli
scavi di Pompei – un consiglio spassionato: non andateci mai in
macchina, potreste avere difficoltà con le precedenze perché lì
l'unica regola è “chi arriva prima, passa” - la Reggia di
Caserta e mangiato pizze meravigliose, crocchè, mozzarelle da urlo e
sfogliatelle. Ci siamo concessi anche una gita a Capri, dal mattino
alla sera, ma è bastato per innamorarci di questa piccola isola
meravigliosa: panorami mozzafiato, stradine strabordanti di
boungaville, negozi di lusso accanto agli artigiani delle famose
ciabattine su misura, ristoranti e localini alla moda sulla Piazzetta
– ma noi avevamo il pranzo al sacco – e poi limoni, limoni e
limoni! Non solo sugli alberi, ma nei carretti che vendono limonata
fresca (gli acquafrescai!), sulle ceramiche, sui canovacci, su tutti
i souvenir, come decorazioni, in ogni dove! La Campania che si
affaccia sul mare è così, colorata, allegra, chiassosa ed io amo
l'accoglienza genuina del sud e i suoi sapori veraci.
Per
cui, oggi, una ricetta con i limoni, quelli grandi e succosi, quelli con la buccia spessa e un profumo inebriante: il
sorbetto di limone! Perfetto per l'estate, per finire una cena a base
di pesce e dare un tocco d'allegria al dessert servendolo nel limone
stesso. Solo acqua, zucchero e succo di limone per rinfrescarsi e
assaporare ad occhi chiusi un po' di sud. Jamm' ja!
Sorbetto al limone
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