C'è
un momento in cui la verità ti viene sbattuta in faccia con
crudeltà, rimani attonita, scombussolata, e non puoi fare altro che
riflettere e farti domande: arriva per tutte il momento in cui per
strada, in un negozio o nell'androne di casa qualcuno ti dice
“Buongiorno signora”. Signora?! Opporcaccialamiserialadra.
Signora, a me?! Ma, ma io andavo al liceo fino a ieri, metto le Tiger
con i jeans, ho i capelli lunghi – e si sa, le signore si tagliano
i capelli – mi dimentico di mettere la crema sul viso, accumulo i
vestiti sul davanzale della finestra, non sempre bevo
responsabilmente e scrivo amenità nella chat con le amiche. Io sono
una ragazza!
E
lasciamo stare il fatto che sono passati quindici anni dalla matura –
senti come parlo gggiovane? - che sono sposata da dodici e sono
madre di due figlie, questi sono dettagli trascurabili. Fino a quanti
anni ci si può considerare una ragazza? C'è un'età in cui si passa
ad essere una donna oppure è solo una questione di status
sentimentale e familiare? Ho trentaquattro anni, non ho rughe né
capelli bianchi, signora a chi?!
Mi
sono sposata molto giovane, a ventidue anni, e dopo due anni è
arrivata Nanagrande; mentre le mie amiche facevano l'università e
raccontavano del tipo che si erano beccate in discoteca, io cambiavo
pannolini e avevo tutte le maglie sporche di rigurgito; mentre le mie
amiche si compravano una maglietta attillata, io facevo la ola per
un'offerta speciale sull'anticalcare; mentre le mie amiche
progettavano un weekend di follia al mare, io sognavo solo otto ore
di sonno filato. A pensarci, ero molto più una vecchia signora dieci
anni fa che non adesso.
Che
poi, a dirla tutta, il galateo prevede che una non sia più signorina
una volta compiuti i diciotto anni, ma come disse l'anziana nonna
toscana di un amico “Oh se una signorina c'ha il buho da signora,
come si hama, boia deh?”. Saggezza.
Se
c'è una cosa che accomuna ragazze alle prese con lo studio e donne
multitasking che incastrano lavoro, figli e casa, è la necessità di
caffè. A litri.
Il
gelo al caffè è una bomba di caffeina, un dolce che è una vera
carica e, presentato a fine pasto, può sostituire il classico caffè
in tazzina. Un dolce tipico siciliano, a metà tra un budino e una
gelatina, una cicaronata di caffè e zucchero a forma di ciambella
con dentro tanta panna montata per affrontare una serata di
sculettamenti in discoteca o per una notte insonne a cullare un
pargolo urlante.
Va
bene, sono una donna. Ma giovane.
Gelo al caffè
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