Foto di Biodiversipedia |
Lei
aveva lunghi capelli biondi, gli occhi appena truccati con un po' di matita blu, le unghie ancora smangiucchiate durante i pomeriggi
passati sui libri di filosofia e di greco, un fisico che le sembrava
sempre inadatto confrontandolo con quello delle amiche più
magre e perfette anche con una tuta. Aveva diciotto anni e quella
fresca e inconsapevole bellezza che si ha solo a quell'età. Era
stufa di innamorarsi di ragazzi che la trovavano molto simpatica, che
le dicevano “Quanto sto bene con te, mi fai scassare dal ridere!”
ma che poi le chiedevano il numero di telefono dell'amica. Lei,
inguaribile romantica, sognava il principe azzurro, sperava di essere
la burrosa Brenda spaesata dal trasferimento dal Minnesota, ma che
poi si beccava il più figo della scuola e non sopportava le Kelly
super perfette, in agguato per rubarle il suo Dylan.
Era
a Lisbona, una serata trascorsa con gli amici ai Docas sulle rive del
fiume Tejo, una birra, una partita a biliardo.
Dietro
al bancone c'era lui: bello, alto, con i capelli neri tagliati corti,
gli occhi verdi, profondi e vivaci, sembrava Tom Cruise in Cocktail –
che, vorrei dire, tantissima roba - e la guardava insistentemente
con un sorriso stampato sulle labbra. “Olà, você
é linda”. Ciao, sei bellissima. Le regalò una rosa rossa e lei si
innamorò.
Questa
è una storia vera, la lei descritta sono io, ero proprio in
Portogallo in gita scolastica e quell'incontro romantico è realmente
accaduto. Ma ci sono particolari tralasciati: lui si chiamava Nunu,
troppo simile come assonanza allo “gnugnu” piemontese, e dopo
quella rosa non mi cagò più di striscio. Maronn' quante pagine di
diario scritte! Quella rosa – ormai rinsecchita – è stata sulla
mia scrivania, dentro ad una bottiglia di Smirnoff, per tantissimo
tempo; avevo anche composto una canzone – eh, quand'ero giovane ero
sempre con la chitarra in mano - dedicata a questo amore straniero,
sempre in attesa del principe azzurro che, non potevo sapere, sarebbe
arrivato un paio di anni dopo, senza neanche dover baciare una rana,
e che oggi risponde al nome de Il Maritino, l'amore vero.
L'unica
rana che vale la pena di tenere in mano è la pescatrice:
infarinatela leggermente, fatela cuocere a fuoco lento con spicchi di
limone e saporiti pomodori secchi che sanno di sole. La rana
pescatrice è un pesce dalla carne molto soda, il filetto è senza
spine per cui perfetto anche per i bimbi: provatela per un secondo
veramente al bacio.
E
la morale – perché c'è una morale – è che non importa che tu
sia un portoghese o un uzbeko, l'importante è che se non mi caghi,
me lo dici prima.
Rana pescatrice con limone e pomodori secchi
Nessun commento:
Posta un commento