Tranquilli
e sereni, questo blog non ama le cose striscianti e non farà nessuno
spoiler per la finalona di Masterchef in onda stasera, anche
perché sono riuscita, fino ad ora, a dribblare le notizie uscite
furtivamente in questi giorni.
E
anche se sapessi già il nome del vincitore, nessuno mi toglierebbe
il divertimento della puntata finale perché la cosa che più mi
piace è vedere che cosa cucinano e come lo fanno.
Ma
ora, dopo quasi un anno, posso finalmente fare il mio personale
#striscianospoiler: sì, anch'io ho fatto le selezioni per
Masterchef! Ovviamente, non avendomi vista in video, ne potete
dedurre che non le ho passate, ma è stata un'esperienza molto
divertente. Ho sempre detto che Masterchef non fa per me, che il mio
istinto di autoconservazione mi impedisce di farmi maltrattare e la
mia autostima subirebbe un grosso contraccolpo al primo piatto
lanciato, ma quando la redazione mi ha chiamata per chiedermi se
volevo fare le selezioni, il mio ego si è messo a gongolare. Oltre
al Maritino, l'unica persona che ho chiamato è stata la Mufi: mi è
stato imposto il silenzio stampa e anche adesso non vi racconterò
troppi dettagli perché non vorrei conoscere i legali di Sky, che in
questi giorni si stanno già ampiamente sollazzando.
La
prima cosa a cui pensare era il piatto da presentare, sapendo che
doveva essere cucinato a casa e che sul posto poteva giusto essere
scaldato dopo ore e ore di attesa: per cui avanti con gli stress test
sul mio sformatino di carote e nocciole – ribattezzato poi “tortino
di diludendo” - ricetta che ho scelto perché è legata ai miei
primi successi in cucina, perché racconta un po' della mia regione e
soprattutto è facile da trasportare e non mi avrebbe incasinato.
Partenza alle sei del mattino con la Mufi, perfetta compagna
d'avventura, un sole splendente, sonno pazzesco, Elio a palla –
sono il puma di Lambrate - e adrenalina a mille dopo aver ricevuto
il mio bel numerino adesivo. Ho visto gente che voi umani...c'erano
quelli che si erano portati tutta la cucina in un trolley che Paris
Hilton lévati; quelli che si sono fatti accompagnare dall'intera
famiglia, compresi i cugini di quinto grado; quelli che ripassavano
termini tecnici culinari come se dovessero partecipare ad un quiz di
Gerry Scotti e alla prima brunoise sbarravano gli occhi manco
avessero davanti il pagliaccio di Hit; quelli che fumavano
nervosamente come i padri in attesa del primo figlio; quelli che se
la tiravano pensandosi già gli eredi di Cracco e poi c'ero io,
sdraiata per terra a prendere il sole, a ridere e a smezzare un
birrozzo con l'amica del cuore. Alla fine ero lì per cucinare, mica
per scindere l'atomo. Sono passata in tardo pomeriggio e poco prima
di me c'era una ragazza con i capelli ricci legati, una camicia
scozzese aperta, un bel sorriso e ho pensato che quella, sì, poteva
farcela: era Maria, concorrente uscita alla nona puntata. Il mio
sesto senso funziona.
È
stata una giornata lunga, una bella esperienza che porterò nel
cuore: cercare nuove combinazioni in cucina e curare la presentazione
dei piatti mi appassiona e chissà dove mi porterà nel prossimo
futuro, ma meglio farlo senza lo stress di una gara.
La
ricetta del dolce di oggi nasce proprio dall'idea di reinventare il
binomio proverbiale pere e formaggio: così ho creato un semifreddo
di pere con gocce di cioccolato abbinato ad una spuma di ricotta di
bufala piemontese. Un dolce semplice, ma di grande effetto,
un'esplosione di gusto e delicatezza.
E
comunque il cuoco ciacione che ha assaggiato con faccia sfingica il
mio tortino di diludendo, si è leccato i baffi. Tiè.
A
casa mia...e alloooooooooooora!
Ohhhhh che ricordi! ! I panini al bar, i tizi di Alba, il custode che ci ha rincorso per l'arena! E lo spritz nel bagagliaio! ! Tanto orgogliosa di te, la mia chef preferita! !
RispondiEliminaW il kit d'aperitivo del #poverodiego!
EliminaBrava, brava, molto brava! Io non sono un tifoso dei Masterchef, anche se ne riconosco il grande riscontro; odio tutte le preparazioni artefatte, rifinite a mano che sono spettacolari e buonissime (!) solo se sembrano un quadro di Matisse. Non dico che l'aspetto non conti, ci mancherebbe, ma alla fine è il sapore che vince. L'acciughina di traverso al soufflè, la ciliegia con il rognone, la spigola con l'arancia non fanno per me. W la cucina della nonna ( magari in parte rivisitata) . Mi fanno poi ridere questi presunti giudici, pronti a spaccare il capello in sedici e poi , magari, se ti capita di mangiare nel loro ristorante ( ma tanto non cucinano loro) la pasta non è cotta al punto giusto. Comunque tu continua. Baci . Alberto
RispondiEliminaGrazie, ma tranquillo...io continuo a cucinare, ma senza telecamere! Un abbraccio!
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