La
casa di Dora è accogliente, ci si sente a proprio agio e viene
voglia di togliersi le scarpe e sedersi sul suo divano con le gambe
rannicchiate; bisogna solo fare attenzione a non farsi male pestando
pezzi colorati di costruzioni e animaletti di gomma dura che fanno
suoni molesti. Le parete sono, secondo me, bianche (dico “secondo
me” perché oggi come oggi tutti possono essere daltonici, non
capendo più se un vestito è bianco e oro oppure nero e blu), i
quadri appoggiati alle pareti, forse per una scelta stilistica, forse
perché manca un uomo alto per appenderli.
La
casa di Dora è sempre aperta, basta citofonare e si trova sempre un
tavolo libero in cucina: gusti semplici, familiari, una bottiglia di
vino da stappare, da bere insieme alla padrona di casa tra una
chiacchiera e una risata, una citazione dei Goonies, un nostalgico
ricordo dei locali dei Murazzi e, quando si è un po' brilli, si può
cantare a squarciagola “Ufo robot, Ufo robot...maaaa chi è? Maaaa
chi è? Sto cazzoooo!”. C'è anche la sala fumatori, sul balcone.
Ma ci si può rollare anche una cannetta senza essere giudicati.
Dora
ti propone il suo menù degustazione con grazia e sicurezza, sapendo
dosare perfettamente gli ingredienti: risate – di quelle che
cominciano con un grugnito perché si tenta di trattenerle e poi ti
fanno sussultare la pancia come una danzatrice del ventre –
commozione che fa venire l'occhio lucido, riflessioni e pensieri
profondi che trovano origine in una bambina che raccoglie pinoli fino
ad arrivare ad una donna adulta, che però ne conserva la stessa
tenerezza, una mamma che vuole diventare madre. Dora serve pagine da
chef stellato, in cui ritrovare la propria identità, perché parlano
di lei, della sua vita, dei piccoli Pietro e Micol, del suo ex che è
stato l'Amore vero, di gatti “scoleggioni” perché forse troppo
felici, di un'amica vera, di un bidello poeta barbuto che gli fa da
tata, ma parlano anche di te e della tua vita.
Recensire
ristoranti mi è sicuramente più congeniale: descrivere una sala, il
servizio, se i grissini sono fragranti o meno, raccontare un piatto
nei suoi colori, consistenze e sapori. Ma come disse uno molto (ma
molto) famoso, non di solo pane vive l'uomo.
Dora
è l'alter ego di Enrica Tesio, “La verità,vi spiego, sull'amore”
è il suo primo romanzo, uno di quei libri che vorresti non
finissero mai, esattamente come un buon piatto.
Il
roastbeef con fragole e vinaigrette di senape è una ricetta
primaverile, colorata, allegra, veramente buona. La carne, fatta
cuocere poco come gli inglesi ci insegnano, rimane rosata e succosa,
le fragole donano dolcezza e buon umore, la senape apparentemente
contrastante, unisce tutti i sapori con la sua giusta acidità. Un
piatto da assaporare possibilmente all'aperto, il fruscio delle
foglie di sottofondo e un libro di fianco a fare compagnia, quello
della Tesio, of course, perché lei ha trovato la ricetta perfetta.
A
casa mia...”la felicità di un bambino si misura in dita di sporco
lasciate sulla vasca”.
Roastbeef con fragole e vinaigrette di senape
Roastbeef con fragole e vinaigrette di senape
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