Da
pochi giorni ho concluso il corso di New Food Journalism, quattro
incontri tenuti da un professore d'eccezione, Luca Iaccarino, per
imparare a scrivere di cibo, vino e ristoranti. La cosa fondamentale
è conoscere la materia, quindi non sono mancate le degustazioni di
birra artigianale - Birrificio Torino – di ottimo Barolo –
Damilano e Batasiolo – i consigli di altri giornalisti e di un
super chef stellato come Marcello Trentini, alias Magorabin, e
ovviamente una cena con i fiocchi e controfiocchi al ristorante Il
Consorzio di Torino. Insomma, quello del recensore è un duro lavoro,
ma qualcuno lo deve pur fare!
L'aspetto
che più mi piace di questo lavoro – a parte bere e mangiare, ma
questo è scontato – è la condivisione di una bella esperienza,
perché la tavola non è solo un aspetto tecnico, ma convivialità,
una vera festa. Certo, esistono anche le critiche negative, che
probabilmente sono più divertenti da scrivere e da leggere, ma
l'obiettivo di una recensione è sempre quello di consigliare e mai
di stroncare il lavoro altrui.
Ed
Il Consorzio, io ve lo consiglio eccome! Questa è la recensione che
ho scritto come esercizio stando nelle 1800 battute:
Il
ristorante Il Consorzio si trova nel centro di Torino, in una di
quelle vie piccole dall'aria parigina, con botteghe e locali semi
nascosti che sono un vero gioiellino: come da tipico spirito sabaudo.
Nasce nel 2008 da Andrea Gherra e Pietro Vergano che hanno voglia di
mettersi in gioco e di creare un luogo dove star bene, dove
l'ambiente rustico e accogliente di un'osteria si fonde perfettamente
con la cucina di un ristorante di alto livello. La carta dei vini non
è formata da etichette blasonate, ma è figlia di viaggi e del
piacere personale, un racconto passionale di chi sa di offrire
qualcosa di diverso. In cucina Miro Mattalia, un giovane chef sulla
trentina, che ha però così tante esperienze alle spalle – in
molti ristoranti stellati, in Italia e all'estero - da far pensare
che abbia già vissuto sette vite.
Si
comincia con un delizioso amuse bouche di insalata russa di polpo e
un frittino di salvia e sambuco asciutto e croccante. L'uovo impanato
con pancetta croccante e fonduta di cheddar è un piatto gudurioso,
dove sapori e consistenze diverse si fondono insieme per una festa
delle papille. I tajarin al sugo d'arrosto con nocciole e cervella
affondano le proprie radici nel Piemonte e fanno rivalutare l'uso del
quinto quarto anche ai più scettici. Il brasato di guancia di
vitello si scioglie in bocca, accompagnato da un purè di sedano rapa
e fieno che rinfresca e riporta ai profumi della campagna piemontese.
Come dolce, una pannacotta perfettamente equilibrata nella
consistenza, accompagnata da una salsa di torrone, una riduzione di
chinotto e una di barolo chinato, ovvero, come di un dolce te ne
faccio tre. E tutti e tre da applauso.
Il
personale è giovane, preparato, sorridente; al Consorzio si respira
aria di casa e si mangia come in un ristorante stellato.
Anche
su di me hanno scritto una recensione, più sulla fiducia direi, per
le cene targate A casa mia! Veruska Anconitano, alias la Cuochina, mi
ha commosso per le parole che ha usato nell'articolo su GrouponMag:
andate a leggere e prenotatevi! I posti sono limitati e per la prima
cena del 12 giugno, le prenotazioni si chiudono il 5 giugno (chè poi
devo far ravioli come se non ci fosse un domani!).
E
dopo le fatiche delle social dinner, arriveranno le vacanze e
quella di oggi è per me una ricetta che sa veramente di mare, di
Sardegna e di casa. Il pollo al mirto è di una semplicità
imbarazzante e la sua bontà sta nel far prendere tutto l'aroma di
questa meravigliosa pianta della macchia mediterranea. Si mangia
freddo, preferibilmente con le mani, accompagnato da un'insalata o
anche da riso Basmati. Il mio mirto è arrivato direttamente dalla
Sardegna grazie a mia madre, ma se vi rivolgete ad uno dei tanti
negozi sardi della vostra città o dal vostro macellaio, sono sicura
che riuscirete a recuperarlo.
Pollo al mirto
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