Ilary - Immagine da wikipedia.it |
Vi ho mai detto che ero una
piccola atleta in erba della ginnastica ritmica? Ecco, non proprio
una stella, diciamo più una meterorite. Avevo dodici anni e sono
rimasta sflashiata tardivamente da Ilary con il suo
nastro colorato, così ho cominciato a frequentare le lezioni in una
delle più antiche palestre di Torino, fucina dove sono cresciuti
veri atleti pluri premiati. Me esclusa. Ci andavo due volte alla
settimana, insieme alle mie amiche del cuore delle medie e mi
divertivo come una matta: ognuna di noi si era scelta un armadietto
dello spogliatoio, in cui avevamo scritto con la matita cancellabile
il nome del nostro amato, non perché fossimo delle banderuole, ma
solo perché eravamo molto romantiche e non vandale. Mi piaceva
indossare il body verde con lo stemma della scuola sul braccio e le
mezze punte mi facevano sentire una vera professionista quando
saltavo per riprendere al volo il cerchio o la corda. Brava, sì,
volenterosa, ma diciamo che la grazia delle ballerine di danza
classica non mi è mai appartenuta. C'erano delle ragazzine più
grandi, belle, alte e slanciate, con un invidiatissimo accenno di
seno, un nastro multicolore che tutte avremmo voluto, ma con un po'
di puzza sotto il naso. Non abbiamo mai legato. Poi c'era Fabrizia,
una bimba tenera, con i capelli scuri alle spalle, gli occhi enormi
sempre un po' spersi: secondo me le faceva cagarissimo la ginnastica
ritmica e le mutandine rosa che le spuntavano involontariamente dal
body d'ordinanza la facevano sembrare ancora più impacciata. Era un
po' goffa nei movimenti e questo mi faceva sentire un po' la Carla
Fracci delle clavette: non gliene sarò mai abbastanza grata,
autostima a mille. Con Fabrizia ci siamo poi perse di vista, come
spesso accade, per poi rincontrarci casualmente tra le vie di Torino
qualche anno fa: Fabrizia è diventata una donna, una gran gnocca
oserei dire, con i capelli fluenti da far schiattare quelle che
agitano la testa nelle pubblicità degli shampoo, occhi da cerbiatta,
sicuri e fieri, un viso bellissimo. Il piccolo anatroccolo si è
trasformato in cigno.
Quest'anno mi sentivo avantissima
rispetto ai miei standard per quanto riguarda il Natale, perché ho
cominciato a prendere qualche regalo e la casa ha già qualche
addobbo, ma Fabrizia ha veramente battuto tutti facendo l'albero a
inizi novembre e introducendomi così nell'atmosfera natalizia. Mito.
Oggi allora vi propongo un'altra
ricetta perfetta per la tavola delle feste: arrosto di maiale al
latte e nocciole. E' un secondo che esce un po' dal solito, ma che è
sempre di facile esecuzione: il filetto cotto con il latte e il timo
rimane morbido e profumato, le nocciole tritate arricchiscono la
salsa di accompagnamento, gustosa e delicata, che verrà finita con
una sontuosa scarpetta. Ma non da ballo.
Arrosto di maiale con latte e nocciole
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