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Fefo è il fratello della mia amica Wally. Ci siamo conosciuti circa
mille anni fa, quando io e Wally abbiamo cominciato il liceo, la mia
storica compagna di banco. Settembre, 1° giorno di scuola: “Wally,
ci mettiamo insieme in banco?”, “No Giampix, mia madre non vuole,
sennò chiacchieriamo troppo e quest'anno dobbiamo migliorare.”,
“Dai, giuro che seguiamo!”, “Ok, va bene”. Così è stato per
cinque anni. Andavo spesso a casa loro a pranzo, per poi rimanere a
studiare lì o andare alla biblioteca civica che era a due passi.
“Divertimento” è la prima parola che mi viene in mente se penso
ai pomeriggi trascorsi lì, la seconda è “cuscino”. Con Fefo non
siamo mai stati realmente amici, nel significato più profondo che
può avere questa parola, non era un rapporto fatto di confidenze o
racconti, ma di lotte con i cuscini – appunto - di calci rotanti,
scherzi, linguacce, prese in giro. Come con un fratello. Uno dei miei
giochi preferiti con il mio vero brother era proprio la lotta: da
bambini, distesi sui letti in cerca di un nuovo gioco da fare, ci
guardavamo e dicevamo: “Facciamo la lotta?”, che dal ludico si
sfociava inevitabilmente nel litigio. Ma eravamo bambini. Con Fefo si
parla di adolescenza: lui col ciuffo curato, la felpa firmata e la
voglia di sembrare più grande, io con i Doctor Martens, il
maglioncino a V, senza un filo di trucco e la stessa voglia di
sembrare più grande. Ma tra di noi era come tornare bambini e giù
di cuscinate. E poi le partite viste insieme, la chitarra
strimpellata imitando gli Oasis, le sigarette di nascosto.
Fedoro (i nomignoli si sprecavano, il più bello era quello usato da
sua madre, Alfred) mi ha anche fatto da autista al mio addio al
nubilato, organizzato dalle amiche: mi è venuto a prendere a casa
con la macchina decapottabile del Bolide (il padre), vestito di tutto
punto con giacca e cravatta, sul sedile un mazzo meraviglioso di
fiori. Ha storto il naso perché mi sono seduta davanti, stava zitto,
serio e impettito. “Dai, Fefo, dimmi qualcosa!”. “Sono il suo
autista, non sono stato pagato per parlare”. Geniale. Anche da
adulti il nostro rapporto non è cambiato.
Oggi è il suo compleanno e i miei auguri sul blog passano attraverso
una ricetta dai sapori torinesi, per lui che è da anni che vive in
un'altra città.
Il risotto ai cardi con crema d' acciughe, è un primo
particolarmente gustoso: il cardo ricorda molto il gambo del carciofo
ed è una di quelle verdure che viene abbinata alla bagna caoda, per
cui ho pensato di mantecare il riso con una crema alle acciughe che
desse quel quid in più al gusto delicato del cardo, un piatto
perfetto per una cena invernale.
No vabbé! Sei unica!
RispondiEliminaSei davvero SPECIALE.
Ti voglio un mondo di bene!
Vali
Grazie Giampix!! Geniale! Far away so close!
RispondiEliminaAlfred
Auguri!
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