Non c'è niente da fare, in questi giorni è così: l'amore per Torino continua ad essere potente. Ieri sera c'era un vento pazzesco, che ha spazzato via le poche nuvole che c'erano e da casa mia vedevo Superga illuminata e un cielo blu intenso, addirittura stellato. Questi momenti mi rappacificano col mondo. La mia amica Monica è di Torino, da bambine eravamo dirimpettaie, ma da anni vive a Roma. Quando ci sentiamo è sempre forte in lei la nostalgia di questa città e ci divertiamo nello scriverci parole in piemontese. La cadenza del dialetto è simile ad una cantilena e a Torino, città sempre più multietnica e meta di molti immigrati dal sud nel dopoguerra, è sempre più raro sentirlo parlare. Io lo so pochissimo, ma mi piace usarne qualche parola. Una di quelle che mi fa più ridere è "memta". No, non ho scritto sbagliato: la menta, detta da un piemontese, diventa "memta"!
Latte e menta è una di quelle bevande che hanno sapore d'infanzia, lo sciroppo Fabbri non mancava mai in casa, così ho cercato di ricreare quel gusto con un dolce: pannacotta alla menta, servita con scaglie di cioccolato fondente. Ricorda un po' l'After eight, cioccolatino inglese. Personalmente preferisco la versione classica di questo dolce, ma il risultato non è stato niente male e gli amici-cavie che lo hanno assaggiato, hanno fatto tutti il bis.
A casa mia...parlapà!
Pannacotta alla menta con scaglie di cioccolato fondente
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