Quando
ero bambina, nello stesso palazzo dove abitavo con la mia famiglia
viveva anche la mia nonna paterna, Ninì, donna già anziana,
pugliese ma trapiantata in Piemonte da più di sessant'anni, che ha
vissuto tutte e due le guerre, la prima da bambina, la seconda già
da moglie con marito al fronte e madre di tre figli con uno in
arrivo. Insomma, una donna con una bella scorza. Non ho tantissimi
ricordi di lei, ma se ci penso, le prime cose che mi vengono in mente
sono legate alla cucina: per noi bambini faceva la pasta con delle
polpettine piccole piccole che avevano le dimensioni di una biglia.
Straordinarie. Alla fine del pranzo ci faceva bere il caffè (3 parti
zucchero, 1 parte caffè!), fatto con la macchinetta napoletana,
quella che si gira, ed io avevo la mia personalissima tazzina con i
fiorellini rosa: ci faceva sentire grandi. E poi ricordo un piatto
che mi è sempre piaciuto tantissimo, la carne cruda, che
generalmente preparava lo zio Corrado, che all'epoca non era ancora
sposato.
Buona
perchè legata ad un ricordo d'infanzia, ma sicuramente la battuta al
coltello che ho mangiato ad Alba era di una bontà superlativa. Ad
Alba non usano il limone perchè la carne è di una tenerezza tale da
non aver bisogno della “cottura” con l'acido del limone, ma devo
dire che a me quel sentore di freschezza piace molto, insieme al
profumo dell'aglio e al gusto del parmigiano e dell'olio.
L'ultima
volta ho presentato la carne come un piccolo cuore, adatto quindi
anche ad una cena romantica a due.
Nessun commento:
Posta un commento