Lo zio Alberto, che vive a Cagliari, è
stato un grande campione italiano di pesca subacquea in apnea.
Inutile dire, quindi, che il pesce più buono lo mangio quando sono a
casa sua, purtroppo non così spesso come vorrei.
Una volta, avrò avuto dieci anni,
eravamo a Villasimius e lo zio aveva pescato un dentice insieme con
degli amici, che scherzando, facevano fare le capriole in aria al
povero pesce ormai defunto, che ricascava nell'acqua cristallina
della Sardegna. Ancora un salto ed è finito direttamente sulla
griglia: è il pesce più buono che abbia mai mangiato, forse perchè
associo questo ricordo ad un momento di spensieratezza, di risate,
d'infanzia, ma vi assicuro che un pesce che passa dal mare alla
cottura ha tutto un altro sapore.
Mi piace molto il pesce, ma deve essere
cucinato in modo semplice, non amo gli intingoli, i sughi, le
zuppette: assaporando la sua carne bianca devo sentire il gusto della
salsedine, i profumi della macchia mediterranea, di tamerici, di
ginepro, di mirto, poter immaginare l'acqua trasparente, gli scogli e
il sole. Andrea Camilleri racchiude tutto questo in una stupenda
parola siciliana, lo sciauro del mare: pronunciandola si sente
il rumore delle onde.
Il branzino o l'orata al forno mi piace
moltissimo, perchè è semplice e la cottura al cartoccio non crea
fastidiose puzze in casa.
Ovviamente accompagnato da un vino
bianco freddissimo, io ho scelto bollicine, con un prosecco di
Valdobbiadene.
A casa mia...sapore di
mare, sapore di sale
Ok, tu apparecchia che noi mettiamo l'appettito!
RispondiEliminaOttimo il Valdobbiadene; potrei consigliare però un introvabile vino sardo: il Lughena che appare e scompare tra gli scaffali dell'Esselunga, e solo lì l'ho potuto incontrare; appena posso me lo incetto e ve lo porto...
Bon Appetit!!! Fabrizio&Isabella