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Marta
è una delle mie più care amiche, ormai da più di vent'anni. Urca,
venti...è partito il conteggio delle rughe. Ci siamo incontrate tra
i banchi di scuola, alle medie. Due bimbe – perché noi a undici
anni lo eravamo ancora - biondine, con la camicia dal colletto di
dimensioni esagerate, Marta con il bordino rosso, io con improbabili
ochette ricamate, un po' timide e intimorite da una nuova classe. Dopo pochi
giorni dalla prima campanella abbiamo cominciato a frequentarci, con
quella facilità che solo i bambini posseggono. Abbiamo trascorso
molti pomeriggi a fare i compiti, a giocare insieme e siamo
diventate veramente amiche, tanto da scambiarci il diario segreto. E
vi assicuro che non era poco. In questi vent'anni abbiamo vissuto e
condiviso insieme molti momenti della nostra vita, più o meno
importanti, dolorosi o di grande gioia: la scuola, le pene d'amore
adolescenziale, i compleanni a Salice, i nostri matrimoni, i capodanni, la ginnastica
ritmica – facevamo la nostra porca figura con le tutine aderentissime verdi e le
mezze punte - la partecipazione alle nostre più intime sofferenze,
ma anche le tante, per fortuna tantissime risate. Non sapete che
spasso era la sua imitazione della prof di italiano. Roba da far
invidia a Zelig.
Quando
eravamo compagne di scuola, mi piaceva moltissimo andare a casa di
Marta a pranzo. Sua mamma Enrica, però, non era esattamente un'abile
cuoca. O meglio, era una donna che lavorava e che aveva due figlie e
un marito da seguire – ah, come la capisco - per cui aveva sempre
i minuti contati e spesso si affidava a piatti pronti o surgelati. Ma
nonostante le mille cose da
fare, aveva sempre il sorriso e quella calma serafica che le ho
sempre invidiato e mi piaceva quell'aria di tranquillità e di
familiarità che si respirava in quella cucina. E i pranzi, alla
fine, non erano neanche malaccio.
E
poi, alzi la mano che non ha dei surgelati in freezer! Spesso sono
un'àncora di salvezza per poter mangiare qualcosa e non si ha il
tempo di fare la spesa e men che meno cucinare. Personalmente non ne
abuso, ma se c'è una cosa che prendo sempre surgelata è il
minestrone. Ma chi ha il tempo di pulire 14 tipi di verdure diverse?!
Fossi matta. Basta un paio di forbici per aprire la confezione e in
un'oretta di cottura, voilà! Un bel minestrone caldo e gustoso,
magari da arricchire con un cucchiaio di pesto. Se ne avanza un po',
lo utilizzo per un primo piatto che mio padre cucinava spesso: il
risotto alla campagnola. Invece di utilizzare il brodo per la cottura
del riso, si usa il minestrone e la sua acqua di cottura, che non è
nient'altro che brodo vegetale. E' un risotto allegro perché è
ricco di colori delle varie verdure e sa di tepore casalingo. Una
grattugiata di parmigiano, un po' di pepe e un calice di vino rosso.
Il top.
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