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Casa
mia è un lazzareto. Tutti malati. Io sono senza voce e la poca che
mi rimane assomiglia a quella di Ru Paul, il Maritino ha la febbre
(dai, le battute sugli uomini malati sono ormai banali) e anche
Beatrice (la prima, piccolina!) e quando respira fa un fischio che
sembra stia passando il Frecciarossa in salotto. Alice sta benissimo,
ma fa la malata immaginaria per essere coccolata. Tono di voce
lamentoso e triste: “Mamma mi sento la febbre molto alta”, cioè
35,8°. Praticamente un anfibio. Ohggesùgiuseppeemmaria, che
pazienza che ci vuole.
Per
fortuna è uno scenario che si vede molto poco in casa mia,
sopratutto per quel che riguarda la cucina, che sembra si trasformi
nel refettorio di una casa di riposo: minestrina in brodo, spremuta
d'arance, mele cotte...che mestizia. Tachiflù, aiutami tu!
Invocazione del super eroe della puntata.
Ho
bisogno di tirarmi un po' su di morale, con una buona pasta. La
carbonara ha origini laziali, e deve il suo nome ai carbonai che
dovevano avere con sé gli ingredienti per il pasto non potendo
lasciare la loro postazione di lavoro. Per cui dovevano essere di
facile conservazione come le uova e il formaggio. Il pepe nero,
fondamentale, ricorda proprio la polvere del carbone. La carbonara è
l'evoluzione di questo semplice piatto “cacio e ova”, che io ho
un po' cambiato rispetto alla tradizione romana, in una versione
fatta con gli ingredienti che mi riservava la mia dispensa, della
serie “apro il frigo e vediamo che si mangia”.
Il
prosciutto cotto al posto della pancetta e alle uova l'aggiunta di
ricotta, che ha reso la pasta ancora più cremosa e delicata.
Che
bontà. Sogno. Tra poco mi aspettano le verdurine bollite.
A
casa mia...carbonara rivisitata!
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